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Renzi: “Da oggi pronti ad andare all’opposizione”. Ma c’è chi è pronto a tornare con il PD

Per il leader di Italia viva quella del premier al Senato non è una vittoria. “Oggi dovevano asfaltarci, ma non hanno la maggioranza”, afferma promettendo battaglia dall’opposizione. Ma Renzi adesso rischia non solo di perdere qualche senatore, pronto a tornare con il PD, ma anche lo “sfratto” dal gruppo di Palazzo Madama.

Il premier Conte ha vinto la battaglia del Senato, raggiungendo la maggioranza relativa che gli permetterà di non staccare la spina al suo governo, dopo il ritiro delle ministre di Italia viva, Bellanova e Bonetti. Ma per Matteo Renzi quella del presidente del Consiglio è tutt’altro che una vittoria e annuncia che il suo partito andrà all’opposizione. 

“Oggi dovevano asfaltarci, ma non hanno la maggioranza”, ha detto Matteo Renzi, ospite a Porta a Porta. “Mi sembra evidente che da oggi saremo opposizione – annuncia – il presidente del Consiglio ha scelto di costituire un’altra maggioranza, non ci vuole con sé”.

Il leader di Iv accusa il premier di aver condotto un “lunghissimo calciomercato” ma aver ottenuto numeri “decisamente deludenti”.

“Non hanno i numeri nelle Commissioni, non ho più il vincolo di maggioranza, non devo più votare per Bonafede”, afferma. “Un Paese in crisi – osserva – non si governa con questi numeri”.

Tuttavia l’ex premier vuole assolutamente evitare nuove elezioni, a costo di un governo con la stessa maggioranza. 

“Al governo sovranista non sono disponibile. Qualunque governo perché non voglio le elezioni”, specifica. “Noi siamo assolutamente disposti a discutere di tutto – precisa – tranne con la destra. Anche di un governo di unità nazionale. Ci sono tante possibilità, ma Conte pensa più alla poltrona che al Paese”.

Le ipotesi in campo per Renzi sarebbero un governo istituzionale, tecnico o politico a guida PD, con una pregiudiziale per Conte. 

“Con un altro premier siamo disponibili a discutere”, sottolinea.

Ma Italia viva non è uscita compatta da questo giro di votazioni al Senato e c’è già chi annuncia di essere pronto a tornare con il PD se non ci sarà quella “ricucitura” per “evitare il piano inclinato” che porterà a nuove elezioni. 

Comincini pronto a tornare con il PD

Il primo a prendere le distanze da una collocazione di Italia viva all’opposizione è l’ex piddino Eugenio Comincini, che in un lungo post pubblicato ieri su Facebook scrive nero su bianco che non voterà in maniera opposta al partito con cui è arrivato al Senato, per rispetto del vincolo di fiducia con i suoi elettori. 

“All’inizio di questa crisi ho detto chiaramente a Matteo Renzi che, comunque ne saremmo usciti, io non mi sarei messo nella condizione di votare in modo completamente opposto a ciò che esprime il partito nelle cui liste sono stato eletto, per rispetto degli elettori che si sono fidati. Scelta opinabile e discutibile: ma la mia coscienza mi pone questo limite. E non ci cammino sopra in nessun modo”, afferma nel suo post il senatore renziano. 

L’astensione espressa al secondo giro di votazioni in Senato deve essere intesa “in modo costruttivo” e rivolta nel senso di una ricucitura con le attuali forze di maggioranza. 

“Se non ci saranno proprio margini per una ricucitura, nella quale continuo a sperare, so cosa devo fare per impedire che il piano inclinato ci porti al voto. Sono una persona corretta, ma non stupida”, avverte.

“Resto dell’avviso che una ricucitura tra Italia Viva e la maggioranza, con un patto di legislatura, sia importante e vada ricercata con tutte le forze, ma se non si realizzasse, io non mi collocherei all’opposizione”, scrive nero su bianco Comincini.

L’incognita del simbolo

La sopravvivenza del gruppo di Iv al senato dipende dal socialista Riccardo Nencini, che a differenza dal resto dei senatori del suo gruppo ha votato a favore della fiducia a Conte. Nencini promette che questa divergenza non comprometterà il simbolo a Palazzo Madama. 

“Ho votato sì ma non lascio il gruppo di Italia viva e non è mai stato in questione il simbolo. Il gruppo parlamentare si chiama Italia viva trattino Psi, io sono stato sempre dopo il trattino, non ho mai pensato di togliere il simbolo”, assicura. 

Il senatore socialista ha lasciato con il fiato sospeso, votando all’ultimo momento assieme all’ex grillino Ciampolillo a votazioni chiuse, dopo il ricorso al VAR. 

Ai giornalisti spiega in maniera serafica di aver “già deciso da un pezzo” di votare la fiducia, per l’apertura di Conte alle tradizionali forze europeiste, liberali, popolari e socialisti. 

Ma la sua assenza durante le votazioni in aula ha destato non poca suspense, perché da Nencini dipende l’esistenza del gruppo di Italia viva al Senato. In caso di “divorzio”, infatti, Renzi e i suoi finirebbero al gruppo misto e il simbolo di Iv sparirebbe dall’aula di Palazzo Madama. 

Il nuovo regolamento voluto dall’ex presidente Pietro Grasso, infatti, non consente la costituzione di nuovi gruppi i cui simboli non fossero presenti alle ultime elezioni politiche. Grazie al Psi, i renziani hanno evitato di confluire nel Misto e hanno trovato la propria “casa” al Senato. 

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