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Regionali Sicilia, inizia lo spoglio: terza proiezione, Musumeci 36% e Cancelleri 34%

Regionali Sicilia, inizia lo spoglio: terza proiezione, Musumeci 36% e Cancelleri 34%

Proiezione Piepoli per Rai con campione del 15 per cento. Gli exit poll danno in vantaggio il candidato di centrodestra su quello 5 Stelle, attesa nei comitati elettorali. I dati dei sondaggi aprono le sfide nei partiti in vista delle elezioni politiche.

E’ testa a testa anche nei voti reali fra Nello Musumeci e Giancarlo Cancelleri, nello spoglio e nelle prime proiezioni Piepoli e Noto per Rai e Emg per la7 il candidato del centrodestra è in vantaggio di circa un punto percentuale su quello dei Cinque Stelle. Nella terza proiezione Rai la distanza è cresciuta al 2% di distacco a favore del centrodestra. Alle 8 è iniziato lo spoglio delle schede per il rinnovo dell’Assemblea regionale siciliana e l’elezione del successore del governatore Rosario Crocetta e mentre i risultati degli exit pollhanno già fatto scattare la resa dei conti all’interno dei vari partiti in vista delle elezioni nazionali, nei comitati elettorali dei candidati è attesa per capire se le schede daranno lo stesso risultato dei sondaggi realizzati all’uscita dei seggi e che in Sicilia non sempre hanno funzionato al meglio.
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Per le proiezioni Piepoli e Noto per Rai il vantaggio di Musumeci si allunga al 2% dopo la terza proiezione con campione del 15 per cento e margine di errore del 3,6%. La prima con campione del cinque per cento basato sui dati reali delle schede scrutinate dava i due candidati Nello Musumeci (centrodestra) e Giancarlo Cancelleri (M5s) in testa alla pari con il 34 per cento. La percentuale di errore era fissata nel quattro per cento. Micari (Pd) è dato al 21 per cento. Fava (sinistra) al 9 per cento. Nella seconda con campione al 10 per cento Musumeci era al 35% e Cancelleri al 34%. Un vantaggio meno marcato secondo Emg – Acqua Group per la7: il candidato del centrodestra Nello Musumeci è in testa con il 37,3%, seguito dal candidato del M5s Giancarlo Cancelleri al 36,4%. Il candidato del centrosinistra Fabrizio Micari è al 18,8%, il candidato della Sinistra Claudio Fava al 6,9% mentre Roberto La Rosa (Siciliani Liberi) è allo 0,6%.
LO SPECIALE: LO SPOGLIO IN TEMPO REALE
• AFFLUENZA IN CALO
I seggi sono stati guardati a vista per tutta la notte dopo la chiusura delle urne alle 22 di ieri. Polizia, Carabinieri e finanzieri hanno controllato le urne contenenti le schede elettorali degli oltre due milioni su 4,5 milioni di siciliani andati ieri al voto. Perchè il primo dato certo di questa consultazione è quello del’affluenza, ancora in lieve calo rispetto alle precedenti regionali e con riesce a raggiungere la metà del corpo elettorale. Il dato si è infatti fermato al 46,76 per cento (2.179.474 elettori su 4.661.111), in leggero calo rispetto a cinque anni fa, quando fu del 47,41. A Messina l’affluenza più alta con il 51,69%. Poi Catania con il 51,58%, Siracusa 47,55%, Ragusa 47,48%, Palermo 46,4%, Agrigento 39,6%, Caltanissetta 39,83%. In coda Enna con il 37,68%.
• GLI EXIT POLL
Secondo gli exit poll (Istituto Piepoli-Noto per la Rai), che hanno coinvolto 4.442 persone, il candidato del centrodestra Nello Musumeci è avanti con il 36-40 per cento, seguito dal candidato governatore dei 5 stelle Giancarlo Cancelleri che si attesterebbe al 33-37 per cento. Solo terzo Fabrizio Micari, sostenuto dal centrosinistra a guida Pd, che arriverebbe al 16-20 per cento. Il candidato della sinistra, Claudio Fava, sarebbe al 6-10 per cento. Secondo gli exit poll de La 7 invece Musumeci è in vantaggio con il 36-40%, Cancelleri è al 34-38%, Micari tra il 16 ed il 20% e La Rosa allo 0,2%.  Dati sostanzialmente comfermati anche dagli exit poll Emg per La7.
Ma questi numeri virtuali danno già due “quasi certezze”: se Musumeci dovesse essere eletto difficilmente conquisterà la maggioranza all’Ars e malgrado la possibilità che alla fine Cancelleri venga sconfitto il Movimento 5 Stelle risulta il primo partito in Sicilia con oltre il 30 per cento dei voti. E all’Ars dopo molto tempo tornerebbero a sedere gli esponenti dei partiti alla sinistra del Pd.
• LE POLEMICHE NEI PARTITI
E gli exit poll sono bastati per far scattare la resa dei conti nei vari partiti e fra alleati e avversari in vista delle elezioni nazionali. Il più netto Matteo Salvini, leader della Lega che vuole madare a casa Gentiloni:  “La cosa certa –  scriveva ieri sera – è che il governo è stato sfiduciato dall’80% dei siciliani, scioglimento del Parlamento ed elezioni subito”. Renato Schifani liquida l’ex alleato Angelino Alfano: “Se Alfano non dovesse superare la soglia di sbarramento del 5% entrerà in un momento di crisi esistenziale”. Giorgia Meloni rimescola le carte del neonato “patto dell’arancino” con Forza Italia e Lega: “Aspettiamo i dati reali, ma già ora possiamo dire che questa è una notte felice. Perchè per primi come Fratelli d’Italia abbiamo creduto nella candidatura di Nello Musumeci, un uomo specchiato e capace, uno straordinario siciliano. Alcuni avevano dei dubbi ma siamo felici che questa volta i nostri amici di viaggio ci abbiamo ascoltato. Perchè abbiamo ridato al centrodestra un progetto serio di governo e una possibilità di vittoria. Una speranza per i siciliani che vogliono ricostruire e non distruggere. E sarebbe una vittoria della destra credibile, competente e onesta, che non scende a compromessi. Verrebbe così smentita, ancora una volta, la favola secondo la quale si vince solo al centro, con proposte e identità annacquate. E non si potrebbe che partire dal modello Sicilia, anche per il governo della Nazione”.
• PD: FARAONE ATTACCA GRASSO
Ma la resa dei conti che si incrocia fra Roma e Palermo è nel Pd. Il delfino di Renzi in Sicilia, Davide Faraone attacca Crocetta ma soprattutto il presidente del Senato Piero Grasso:  “Siamo stati due mesi ad aspettare una risposta di Grasso – ha detto ieri sera – che poi è stata negativa, la sinistra nel frattempo è andata per i fatti suoi.

E una sconfitta abbastanza annunciata”. Su Crocetta continua:  “Micari ha giocato benissimo la sua partita. Il governo di Crocetta non era il meglio che si potesse presentare agli elettori e partivamo quindi da una condizione di amministrazione deficitaria e complessa. Se avessimo governato bene in Sicilia, del resto, avremmo ripresentato lo stesso presidente. Una situazione resa complessa anche dal fatto che la coalizione è stata diversa da quella che pensavamo”

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