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Regionali Lazio, corsa ad ostacoli verso la Pisana: le spine di condannati e indagati

Pirozzi coinvolto per la morte di 7 persone ad Amatrice. E poi i casi di Sbardella e Palozzi (FI) Amici (Pd), Coluzzi (LeU)

Nella corsa agli scranni della Pisana, il rischio di inciampare è davvero alto. Lo sa bene Sergio Pirozzi, il sindaco di Amatrice. Da venerdì è ufficialmente indagato dalla procura di Rieti per uno degli episodi più tristi del terremoto che la notte del 24 agosto 2016 rase al suolo buona parte del centro Italia e provocò 299 vittime. Per il crollo di una palazzina durante il sisma e la morte di sette persone, il primo cittadino in lizza per la presidenza della Regione con la sua lista dello scarpone è indagato per omicidio colposo e lesioni colpose.
La notizia è deflagrata a tre settimane dal voto. E Pirozzi, incassata ieri anche la solidarietà del candidato del centrodestra Stefano Parisi, ieri ci è andato giù duro: “Si tratta di una brutta pagina della democrazia in Italia. La cosa brutta è che arriva a 22 giorni dalle urne. È una cosa a tempo. È grave, un affronto alla dignità dei magistrati che hanno dato la vita”. Insomma, l’avviso di garanzia non è stato digerito.
Pirozzi, però, non rischia di soffrire di malinconia. Nelle 19 liste e tra i 600 candidati delle regionali non mancano indagati e condannati. Anche illustri. Si prenda ad esempio Pietro Sbardella, consigliere uscente del gruppo misto. Figlio di Vittorio, soprannominato ” lo squalo”, esponente di primo piano della Dc romana della Prima Repubblica, è sotto inchiesta per corruzione per un giro di mazzette all’Asl Roma 1. Ora è di nuovo in pista con Noi con l’Italia, lista in supporto a Parisi. Con gli affari di Cotral, invece, tra false manutenzioni e indennità d’oro si sono scottati l’ex membro del cda Giovanni Libanori (stessa lista di Sbardella) e l’ex presidente Adriano Palozzi, volto di Forza Italia.
Tra le fila di Fratelli d’Italia si rintraccia il nome di Giancarlo Righini, condannato nel 2013 in primo grado per associazione a delinquere finalizzata alla turbativa d’asta. E si rimane sempre nell’area del centrodestra, tra Forza Italia e Lega, con gli ex assessori della giunta Alemanno: da Sveva Belviso a Enrico Cavallari, i nomi del vecchio esecutivo capitolino compaiono tutti nell’inchiesta sull’ippodromo di Capannelle e il suo canone da 66mila euro l’anno, a parere dei pm di piazzale Clodio troppo esiguo per un’area di 170 ettari. Virata su CasaPound con Francesco Amato, condannato per gli scontri con la polizia nella protesta contro l’arrivo dei migranti a Casale San Nicola del luglio 2015.
Nelle liste del centrosinistra si scovano due casi nel pontino. Nel Pd c’è Carla Amici, sorella di Maria Teresa, attuale sottosegretaria alla presidenza del Consiglio. Sindaca di Roccagorga, appare tra gli indagati di un maxi-processo sulla Multiservizi di Aprilia di cui era dg. L’accusa, circostanziata in un processo avviato verso la prescrizione. Tra le fila di Liberi e Uguali si trova invece il nome di Angela Coluzzi: è imputata a Roma e Latina per corruzione e falso in un giro di licenze Ncc rilasciate dal comune di Bassiano. Sulla scia del processo Mafia Capitale, invece, il gip ha rinviato gli atti alla procura per quanto riguarda le dichiarazioni in aula dal presidente dem Nicola Zingaretti, già archiviato.
Tornando in provincia, di nuovo a Latina, si scoprono le carte di Fratelli d’Italia e della Lega, per cui corrono Romolo Del Balzo e Marilena Sovrani. Il primo è imputato a Roma nel processo sulla rimborsopoli regionale del Pdl in era Polverini. La seconda, invece, è indagato per concorso in lottizzazione abusiva per una variante approvata quando era assessora al comune di Latina. Quel caso fu alla base della caduta anticipata della giunta del sindaco Giovanni Di Giorgi.
Si resta in area Carroccio con Angelo Orlando Tripodi, imputato sempre a Latina per bancarotta per una serie di acquisti da una ditta di movimentazione terra fallita. Ultima fermata nel frusinate, dove per Energie per l’Italia, la lista di Parisi, c’è Giuseppe Patrizi. A suo carico la procura di Frosinone ipotizza i reati di corruzione, traffico illecito di rifiuti, usurpazione di pubbliche funzioni e abuso

d’ufficio nel processo scaturito dall’inchiesta sulle autorizzazioni ambientali rilasciate dall’ex Provincia, di cui Patrizi è stato presidente, in cambio di favori e posti di lavoro. Gabriele Picano per FdI, Riccardo Rosciaper Noi con l’Italia e Pasquale Ciacciarelli per Forza Italia completano il quadro. Peculato, concussione e falso in bilancio le rispettive accuse per chi ora sogna di sedersi in consiglio regionale.

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