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Quei 40 collegi che la sinistra divisa rischia di regalare a destra e M5S

Quei 40 collegi che la sinistra divisa rischia di regalare a destra e M5S
Roberto Speranza e Matteo Renzi (ansa)
Lo studio Youtrend nel dossier per Reti: con Mdp fuori dalla coalizione 18 seggi passano sicuramente di mano, altri 21 diventano in bilico. Il Pd: 50 eletti già sicuri e probabili altri 35
ROMA. Dove la forbice tra il centrosinistra e la destra è ampia, non c’è partita e amen. In Veneto ad esempio, i sondaggi fotografano una destra che ha il doppio dei consensi del Pd, con o senza alleati. Ma quanti collegi rischia di perdere alle prossime elezioni una sinistra che si presenta divisa nei collegi del Rosatellum? I partiti, anche se non vogliono scoprire le carte – soprattutto nel giorno della separazione ufficiale tra demoprogressisti e Pd – hanno a disposizione alcune proiezioni fatte sui 232 collegi uninominali, quelli cioè in cui viene eletto il candidato che prende anche solo un voto in più dell’avversario. Un numero certo, ovviamente, non può esserci. Ma sono almeno 40 i collegi che rischiano di passare dal centrosinistra agli altri due poli, cioè centrodestra e M5S.
Una proiezione elaborata da YouTrend nel dossier per Reti mostra una situazione assai diversa, a seconda che il centrosinistra proceda diviso o unito. In sintesi, un terzo circa dei 232 seggi assegnati nell’uninominale è in gioco, ovvero “molto contendibile” tra centrodestra, centrosinistra e 5stelle. Nel centrosinistra la divisione in due tronconi però si abbatte come una mannaia. Una lista a sinistra alternativa al Pd, come quella che intendono mettere in campo Mdp, Sinistra Italiana e Possibile, può rappresentare l’ago della bilancia, soprattutto in alcune regioni “rosse”: Toscana, Umbria, Emilia Romagna e nel centro Italia.
Ci sono alcune avvertenze. Va premesso che per ora i collegi non sono stati disegnati, lo saranno entro il 30 novembre, costituiti ciascuno da 230 mila elettori per la Camera e di circa 500 mila per il Senato con una oscillazione (che ha mandato sulle barricate i 5Stelle) di più o meno 20% per numero di cittadini. Ma più di tutto la variabile sarà la qualità dei candidati e la nuova offerta politica che i partiti sapranno mettere in campo.
Sempre secondo la proiezione YouTrend, per esempio, nel collegio di Foligno, in Umbria, se il Pd corresse con Ap e Mdp sarebbe favorito, viceversa la vittoria passerebbe con certezza al centrodestra. Nel collegio Roma-Tuscolano, sorpasso dei 5Stelle se Renzi si presenta alleato solo ai centristi. Sesto San Giovanni, roccaforte un tempo rossa (ora il Comune è passato al centrodestra), sarebbe senza ombra di dubbio terra di conquista di Forza Italia e Lega. Senza Mdp, insomma, la proiezione conteggia 18 collegi che certamente passano agli avversari del Pd. E sono 21 (in Lombardia, Toscana, Emilia Romagna, Basilicata, Marche e Lazio), quelli che da sicuri diventano in bilico.
Al Nazareno i renziani sciorinano cifre diverse ma non lontane dalla stima Youtrend. Nonostante la diaspora, i dem ritengono che tra i 50 e i 60 collegi uninominali siano comunque assicurati. E di quelli “a rischio”, circa 70, contano di conquistarne più o meno la metà. Renzi non crede alla dèbacle dem in Lombardia, Piemonte, Veneto, Liguria e Sicilia e pensa che il Pd possa puntare a ottenere 85 seggi solo con l’uninominale.
È evidente però che stime e sondaggi andranno poi combinati con il peso delle candidature reali. Se per esempio la sinistra alternativa ai dem candidasse Pietro Grasso in un collegio di Roma, o Vasco Errani a Ravenna, o ancora Pierluigi Bersani in un collegio emiliano e Massimo D’Alema in Puglia, ebbene questi big forse non vincerebbero il seggio, ma di certo la loro performance potrebbe pregiudicare l’elezione del candidato Pd anche in territori sulla carta sicuri. Difficile pensare infatti che questi big si fermerebbero al 6/7 per cento che i sondaggi attuali attribuiscono a livello nazionale al cartello della sinistra. Pippo Civati, leader di Possibile, maneggia con cura e discrezione alcune proiezioni che vedono il Pd traballare in un totale di 100 collegi, oltre a quelli sicuramente persi. Però Federico Fornaro, che con numeri e proiezioni ha accompagnato tutta la discussione sulle nuove regole del voto, bersaniano di ferro, è di un’altra opinione, e cioè che “gli elettorati del Pd e della sinistra non sono più sovrapponibili: Renzi

ha provocato una frattura. E poi le avanzate del centrodestra ci sono già state, il quadro è incrinato. Il Pd è dato al 23%, meno del risultato di Bersani nel 2013″. La partita è all’inizio. E, per la sinistra nel suo complesso, non sarà certo facile.

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