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Pugno duro dell'Europa su Google: multa da 4,3 miliardi per Android

Le indiscrezioni erano per una sanzione pesante, viene quasi doppiata quella da 2,4 miliardi staccata per il caso Google Shopping


MILANO – Si ipotizzava che sarebbe stata pesante e il conto finale non delude le attese: la Commissione Ue ha staccato una nuova multa record a Google, la più alta mai comminata. Il colosso del web dovrà pagare 4,3 miliardi di euro per aver abusato della posizione dominante del suo sistema operativo Android. Alta sì, ma bisogna sempre tenere conto delle proporzioni: Google, stando ai ricavi del 2017, ci mette un paio di settimane a generare quel volume d’affari.
L’ammontare è citato da alcune agenzie internazionali, tra le quali Bloomberg, ed è in attesa della conferma ufficiale da parte di Bruxelles. Una mossa che arriva in un momento tesissimo per i rapporti commerciali tra Usa ed Europa, con i dazi che incombono sulla crescita economica e il presidente Trump che definisce il Vecchio continente “nemico” degli States.
L’anno scorso la Ue inflisse a Google una multa, già record, di 2,4 miliardi di euro per aver favorito il suo servizio di comparazione di prezzi Google Shopping a scapito degli altri competitor. Le indiscrezioni della mattinata, rilanciate dal Financial Times in apertura della sua edizione web, prendevano proprio come riferimento la sanzione per Google Shopping, il sistema di comparazione di prezzi che limitava la concorrenza degli altri attori del mercato, dicendo che sarebbe stata superata. Se confermata questa seconda sanzione, il conto a questo punto salirebbe a 6,7 miliardi.
Le investigazioni condotte dall’Antitrust di Bruxelles accusano Google di essersi servita di Android come ‘cavallo di Troia’ per imporre i suoi prodotti di ricerca sui dispositivi mobile, monopolizzando gli introiti delle pubblicità che scorrono sui nostri smartphone. Più nel dettaglio l’indagine, avviata nel 2016, ha stabilito almeno tre problemi di violazione delle leggi sull’Antitrust europeo. In primo luogo, in cambio della licenza di Google Play (il negozio virtuale di app di Big G), Google impone ai produttori che usano Android di preinstallare il motore di ricerca Google Search o il browser Chrome. In secondo luogo, sempre in cambio del diritto di uso delle proprie app, Google impedisce ai produttori di utilizzare le versioni di Android derivate da quella originale, facendo firmare un accordo chiamato “Patto anti-frammentazione”. E in terzo luogo Google fornisce incentivi finanziari per convincere i produttori a installare Google Search.
Google ha costruito un impero sulla pubblicità online, sostenuto ampiamente dal suo ruolo da pivot sui device che montano Android, ricorda Bloomberg. Basta pensare che nel 2018 genererà un terzo di tutta la pubblicità mobile del mondo, secondo la ricerca di eMarketer, con una possibilità di registrare 40 miliardi di dollari di vendite fuori dagli Usa.
Google, per evitare la multa, avrà comunque una finestra di 90 giorni per offrire soluzioni che soddisfino i rilievi dell’antitrust, adeguandosi alla stretta imposta da Bruxelles. In passato, Google si è difesa giudicando incomprensibile il fatto che nelle sue valutazioni la Commissioni non abbia tenuto conto di Apple come suo rivale. Tutto lascia intendere che Google sarà costretta a modificare le sue prassi. Oltre al caso dello Shopping e questo su Android, la Ue ha aperto un terzo capitolo con Google per vederci chiaro sulla prassi di discriminare i rivali sui siti che utilizzano i suoi strumenti di ricerca e di advertising (qui il servizio indiziato è AdSense)

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