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Profumo: “Torino si allei con Milano per valorizzare i suoi atout, la ricetta del futuro passa di lì”

La ricetta del futuro per Torino passa da Milano. Basta contrapposizioni, dobbiamo guardare al capoluogo lombardo come un grande alleato. Ci può aiutare a crescere e valorizzare alcuni nostri atout. D’altronde Milano non può essere la città stato dell’Italia come lo è Parigi per la Francia. E’ invece un grande polo di attrazione attorno al quale ruotano una serie di città: Torino può essere una di queste. Anzi, deve esserlo. D’altronde si fa prima ad arrivare in piazza Duomo da qui che da certe zone periferiche del capoluogo lombardo». Francesco Profumo, presidente della Compagnia di Sanpaolo, è convinto che questa sia la strada maestra per uscire dal labirinto in cui la città sembra finita.

Presidente, cosa contraddistingue Milano?
«La capacità di tutti nel far gioco per la città, indipendentemente dal colore politico. Quel che conta è far crescere Milano. Nessuno si immaginerebbe di stoppare un progetto solo perché lo ha ereditato da una giunta diversa. L’ultimo esempio lo si è avuto con l’Expo. Pisapia ha portato avanti il lavoro cominciato dalla Moratti perché era un progetto vincente per la città. I risultati sono sotto gli occhi di tutti: oggi Milano è una città che attrae 50mila giovani ogni anno. Un bel risultato».

A Torino cosa manca?
«Pensando ai giovani, guardo all’università. Milano ha nove diversi atenei, tutti in concorrenza tra loro, sempre con l’obiettivo di far crescere l’offerta formativa della città. Torino ha due università per altro complementari. Bisognerebbe incrementare la concorrenza. L’Escp Europe, scuola di business leader al mondo, può essere un primo esempio: creerà in riva al Po un campus per un migliaio di studenti che puntano a un’alta formazione in un settore specifico. Ma bisogna allargare di più».

Profumo: "Torino si allei con Milano per valorizzare i suoi atout, la ricetta del futuro passa di lì"

Il Campus Luigi Einaudi dell’Università

In che modo?
«Per esempio puntando alle università inglesi. Oggi per effetto della Brexit anche gli atenei più blasonati sono disponibili ad aprire sedi fuori dal Regno Unito perché l’Ue garantiva loro una buona parte dei fondi per l’attività e solo aprendo in Paesi dell’Unione potranno continuare a contare su questi rubinetti di finanziamento. Ecco, Torino dovrebbe essere capace di attrarne qualcuna».

Già, l’attrazione. Uno dei punti deboli di Torino. Perché?
«Perché non c’è più un’agenzia come Itp che attraeva investimenti a Torino. Il Ceip, il centro per l’internazionalizzazione fa un’altra cosa, accompagna le imprese piemontesi all’estero. Ma quel che serve è riportare qui aziende straniere. Per riuscirci serve un grande lavoro di comunicazione, sia sul web sia sui social. E neanche così è garantito il risultato vista la grande concorrenza che c’è. Ecco perché potrebbe tornare ancora una volta utile la collaborazione con Milano, che ha appena varato il progetto smart city che coinvolge peraltro una torinese come Evelina Christillin. Sono davvero tanti i campi in cui Milano e Torino potrebbero collaborare insieme: dalle imprese alla cultura, alla formazione, al sociale».

Ecco, in campo culturale avete varato un bando “Ora” che ha rappresentato un qualcosa di davvero innovativo. Perché?
«Perché non ci siamo limitati a selezionare una serie di progetti e a garantire loro i finanziamenti. Ma abbiamo costruito un percorso di formazione che alla fine in alcuni casi sboccerà in una vera impresa culturale. Se si ha un metodo si ha la possibilità di crescere».

State sperimentando nuove modalità anche nell’ambito delle politiche sociali?
«Nel campo sociale delle politiche per il lavoro abbiamo adottato lo schema del pay for results ottenendo ottimi risultati sul piano dell’inserimento o reinserimento nel mondo del lavoro, tanto da diventare un modello da diffondere come buona prassi».

Profumo: "Torino si allei con Milano per valorizzare i suoi atout, la ricetta del futuro passa di lì"

Cristiano Ronaldo

A proposito di progetti e attrazione: la Juventus con l’ingaggio di Ronaldo ha dimostrato che Torino può competere. Come lo spiega?
«Detto che gli effetti dell’ingaggio di Ronaldo alla lunga risulteranno più efficaci di quelli legati a un’Olimpiade bis, alla base di tutto c’è anche qui un progetto. Quel progetto si chiama Allianz Stadium. Le fondamenta della Juve di oggi, un player internazionale, sono state gettate scegliendo di costruire uno stadio di proprietà attorno al quale far ruotare un mondo che lavora sette giorni su sette. Quindi torniamo al punto di partenza: ci vuole una ricetta. Poi gli ingredienti possiamo cambiare, alcuni scadono, altri li sostituiscono, ma avere un progetto è fondamentale».

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