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Più investimenti nella nuova bozza del Recovery. Ma resta il nodo governance

AGI – Aumentano gli investimenti, che arrivano a quota 70%, mentre scendono al 21% gli incentivi; più soldi alla sanità, ma resta irrisolto il nodo della governance, che sarà sciolto in “ulteriori passaggi”. E’ quanto prevede l’ultima bozza di Recovery plan trasmessa oggi dal governo ai partiti di maggioranza, dopo gli incontri informali che ieri il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri ha avuto con M5s, Pd e Leu (ma non con Iv, che manifesta tutta la sua “irritazione”, anche se dall’esecutivo si specifica che sarebbero stati proprio i renziani a declinare l’invito in quanto prima avrebbero voluto avere il documento scritto). 

Dopo settimane di impasse e di confronto aspro tra Iv e premier, il testo del Recovery approda nelle stanze delle forze politiche, per essere poi al centro del prossimo Cdm (la data però non è stata non ancora fissata) e poi costituire la base di confronto con il Parlamento, le forze sociali, gli enti locali, si sottolinea nella bozza, in cui viene evidenziato “lo sforzo compiuto è di rendere più chiara, alla luce delle novità intervenute, la visione d’insieme della strategia di investimenti e riforme del Piano”.

La bozza “è il risultato del lavoro svolto dal governo nel confronto con le forze politiche di maggioranza, che si è intensificato nelle ultime settimane anche attraverso l’elaborazione di osservazioni e proposte di modifica alle bozze di lavoro preliminari”, si legge nelle premesse. In particolare, l’esecutivo tiene a specificare che si tratta di un “documento di lavoro interno al governo, per favorire il raggiungimento dell’accordo politico sulle modifiche alla bozza di Pnrr”.

Nel Piano, infatti, sono diversi i punti di apertura alle richieste avanzate dal Pd, ma soprattutto da Iv, dietro minaccia di ritirare la delegazione renziana. E così, salgono gli investimenti mentre scendono le risorse destinate agli incentivi; sale a oltre 18 miliardi (dai 9 iniziali) la quota di risorse destinate alla sanità. Inoltre, viene confermata la cancellazione dal Piano del capitolo sulla Fondazione sulla Cybersecurity, come emerso già nei giorni scorsi dalle indiscrezioni circolate. Ora, dunque, si attende la replica di Matteo Renzi.

“Abbiamo ricevuto tredici cartelle che approfondiremo e diremo quello che ci va bene o meno”, è il primo commento a caldo di Teresa Bellanova, che puntualizza: “No alle minacce di elezioni”. Dal Pd si esprime “soddisfazione” per le “significative modifiche ottenute”. I dem osservano: “Giovani, donne, mezzogiorno, servizi sociali, asili nido, sanità, politiche del lavoro, turismo e cultura, meno bonus e più investimenti per imprese innovative, terzo settore sono i pilastri sui quali il Pd ha chiesto modifiche sostanziali alla bozza del Recovery Plan”.

 Tra le novità, sale a 222,03 miliardi il totale delle risorse che sarà utilizzato dall’Italia. “Ai fini della realizzazione delle priorità e delle missioni del Pnrr va considerato l’insieme delle risorse attivabili per interventi coerenti e complementari a quelli previsti dal Piano”, si spiega nella bozza. “Oltre ai 196 mld tra grants e loans previsti per l’Italia dal Rrf, che il Governo ha deciso di utilizzare integralmente, un ulteriore apporto finanziario è fornito, sempre nell’ambito di Next Generation Eu, dai 13 mld di React-Eu e dal 1,2 mld del Just Transition Fund. La scelta di impiegare una parte dei fondi del Pnrr (63,1 mld) per il finanziamento di alcune politiche e specifici progetti già in essere, in quanto coerenti con le priorità europee di Ngeu, si rende necessaria per assicurare la coerenza con gli obiettivi di sostenibilità finanziaria di medio-lungo periodo indicati dalla Nadef”, si legge ancora. “Anche parte della politica di coesione e di altri fondi europei del Quadro Finanziario Pluriennale 2021-2027, nonchè i fondi di bilancio nazionali, concorrono, in parte, al finanziamento della strategia di riforme e investimenti. Si è ritenuto pertanto opportuno promuovere un’integrazione delle risorse finanziarie, che permetterà un’accelerazione della realizzazione degli interventi”.

Per il governo, poi, l’aumento degli investimenti (pari al 70%, con un incremento “in misura superiore a 20 miliardi per nuovi progetti”) “assicurerebbe, secondo stime in corso, un impatto sul Pil di circa 3 punti percentuali e un incremento occupazionale superiore a quello precedentemente stimato”, rispetto alle stime precedenti che prevedevano un impatto sul Pil “pari a 2,3 punti percentuali aggiuntivi nell’anno finale del Piano rispetto allo scenario tendenziale di finanza pubblica”. Il Piano predisposto dal governo “è costituito da 6 Missioni, che a loro volta raggruppano 16 Componenti in cui si concentrano 47 linee di intervento per progetti omogenei e riforme coerenti”. In particolare, “la ripartizione tra progetti in essere e nuovi progetti tiene conto della sostenibilità del quadro di finanza pubblica. Sulle nuove generazioni infatti non deve gravare l’onere di un eccessivo indebitamento”. Infine, quanto alla governance, si precisa: “La presentazione del Pnrr necessiterà di una più precisa definizione delle riforme e delle strategie di settore connesse al Piano e di ulteriori passaggi politico-amministrativi che consentano di finalizzare le progettualità e le tempistiche previste, attraverso l’individuazione dei soggetti responsabili, delle attività da compiere e delle modalità operative di lavoro e di coordinamento delle amministrazioni e degli attori istituzionali a vario titolo coinvolti”.

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