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Piemonte, virus del Nilo verso il picco di malati: emergenza zanzare con il ritorno del caldo

Caramelli, istituto Zooprofilattico: diffusione di insetti mai vista prima La Regione: 7 casi, sospesi anche 5 donatori di sangue


Dieci vittime in Italia per la febbre del Nilo, tre in Veneto e sette in Emilia Romagna, secondo l’Istituto superiore di Sanità, mentre in Piemonte, dove sono stati riscontrati alcuni casi, «temiamo che il peggio non sia ancora passato. L’andamento usuale dell’epidemia, così come rilevato nelle regioni del Nordest, suggerisce che potrebbe esserci un picco di contagi, per poi scendere in breve grazie alla diminuzione delle temperature autunnale e a un’immunizzazione naturale della popolazione». A dirlo, sulla base dei numeri, è Maria Caramelli, direttrice dell’Istituto zooprofilattico sperimentale di Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta. Per ora, tuttavia, il meteo non lascia ben sperare visto che in settimana è previsto il ritorno del caldo.
L’epidemia di West Nile ha raggiunto in tutta Italia quota 255 persone infette da giugno (di cui 103 con forme neuroinvasive, tra cui i deceduti) e non lascerà la presa sulla regione per almeno qualche giorno. “C’è una reale allerta aggiunge Caramelli – La malattia sta vivendo quest’anno la più grande epidemia mai avuta in Europa e l’Italia, con Serbia e Grecia, è tra i Paesi più colpiti”.
Dalla Regione, però, non c’è preoccupazione e si sottolinea che sono state attivate le misure del caso: “In Piemonte assicura una nota di Piazza Castello – i dati rilevati dal Seremi, servizio di riferimento regionale di epidemiologia per la sorveglianza, la prevenzione e il controllo delle malattie infettive, riportano cinque casi di forme neuroinvasive e due da febbri da virus West Nile di cui uno contagiato fuori regione”. Inoltre la Regione spiega di aver avviato i protocolli sin da giugno: “Come ogni anno, sono state intensificate le misure previste dal Piano regionale di sorveglianza e controllo dei casi umani di arbovirosi per contrastare la diffusione delle malattie trasmesse da zanzare. Dall’11 agosto queste misure, in particolare il test di biologia molecolare su tutti i donatori di sangue, sono estese in via precauzionale a tutte le province del Piemonte. Sono stati identificati 5 soggetti positivi, perciò sospesi dal servizio”.
Le donazioni, infatti, sono l’altro metodo di trasmissione del virus assieme alla puntura: in Italia sono 40 i donatori trovati positivi, mentre in Piemonte le prime sacche infette sono state trovate nel Novarese. Evitare il contagio significa,però, proteggersi dai vettori, ossia le zanzare. In Piemonte sono stati scoperti 7 dei 251 “pool” italiani, cioè focolai, di zanzare infette che trasmettono la febbre del Nilo. Sono stati individuati grazie a delle trappole “vive”: sacchetti che simulano la respirazione di un animale a sangue caldo e che sono stati collocati ai confini tra le province, nelle zone di caldo-umido o in prossimità di aeroporti dove, si sa, possono arrivare insetti infetti annidati nelle stive.

“L’intensificazione di quest’anno non si era mai vista – dice ancora Caramelli – Le zanzare sono aumentate e crescono quelle esotiche che trasportano virus finora assenti in Italia: ora invece trovano condizione climatiche adatte. L’unico modo per fare prevenzione è prendere precauzioni individuali da un lato e dall’altro disinfestare, anche se forse le bonifiche pubbliche negli ultimi anni sono state un po’ tralasciate. Bisogna capire che sarà sempre così e agire soprattutto nelle zone dove ci sono agglomerati di persone”. Tra le misure fai-da-te ci sono repellenti, zanzariere o vestiti che coprono le parti esposte a rischio punture, soprattutto per anziani o persone fragili.

“Non c’è vaccino per questa malattia – conclude Caramelli Il virus colpisce, in ordine, zanzare, uccelli, cavalli e uomini. E gli uccelli, in particolare corvi o cornacchie, portatori della malattia, si avvicinano sempre più alle città. Finora in Piemonte abbiamo registrato 4 casi di contagio tra le cornacchie, uno in un rapace e due in cavalli. Questo monitoraggio tra gli animali, gestito dal laboratorio ‘Malattie da vettori’ diretto da Cristina Casalone dell’Istituto zooprofilattico, e dalle Asl veterinarie che agiscono sul territorio, si sta dimostrando fondamentale per capire come circoli il virus”.
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