Piemonte, negata la diagnosi su embrione a genitori con malattia genetica: Regione condannata ma c’è la beffa
“È incomprensibile – commenta Cindy Barrot – viviamo con lo stipendio di operaio di mio marito e per questo non potevamo rivolgerci a cliniche. Nonostante sia stato riconosciuto il torto della Regione dobbiamo tirare lo stesso fuori i soldi solo perché abbiamo “osato” chiedere giustizia: soldi che non avevamo e non abbiamo. Ecco perché l’amministrazione dice sempre di no: il banco vince sempre”.
La storia che Cindy e Francesco Di Martino hanno portato in tribunale a luglio è drammatica. La coppia, residente a Casale Monferrato, nel novembre 2016 aveva fatto ricorso alla procreazione assistita. Ma la bimba, nata con parto cesareo, aveva vissuto solamente 35 giorni. Era affetta da rene policistico bilaterale, e il suo unico mese di vita l’aveva trascorso in terapia intensiva. La sua mamma aveva potuto tenerla in braccio solamente il giorno in cui aveva anche dovuto salutarla per sempre.
Un ricorso cautelare per l’urgenza di avere una risposta in tempi brevi è stato quindi depositato dall’avvocato Alexander Shuster che assiste la coppia. Il giudice Patrizia Baici ha condannato sia la Regione Piemonte, sia l’azienda sanitaria di Alessandria a garantire la diagnosi genetica preimpianto: un diritto fondamentale, in situazioni come quella della coppia, a tutela della salute. Con in mano la decisione del tribunale la coppia si è quindi recata a chiedere l’autorizzazione, ma la Regione ha continuato a rifiutare la prestazione, perché l’ente sta valutando il reclamo (l’appello in via cautelare).
“Ho dovuto mandare una diffida – spiega l’avvocato Shuster – e se non otterremo l’ok chiederemo che la sentenza venga ottemperata per vie legali”. Ma allo sconforto si aggiunge la beffa delle spese. “Il giudice ha “compensato” le spese come in Italia si è soliti fare per la novità della questione oppure per la complessità. Questo tuttavia non era il primo caso nel nostro Paese ma il secondo, ed è assurdo che la coppia che ha vinto debba sostenere costi equivalenti a quella prestazione che avrebbe potuto ottenere subito in privato senza attendere mesi”.