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 Per il Pd il voto anticipato non è una minaccia ma un rischio concreto

AGI  – Il governo si prepara al momento della verità, con il voto sulla relazione del ministro Alfonso Bonafede mercoledì alla Camera e successivamente al Senato. Per conoscere il timing dell’appuntamento di Palazzo Madama occorre, tuttavia, attendere la riunione dei capigruppo del Senato prevista per domani. La maggioranza, pur con molte difficoltà, è al lavoro per allargare il più possibile la base del governo.

Fra i dem c’è la consapevolezza che per evitare il voto anticipato, unica alternativa a Giuseppe Conte, occorre creare una forte base programmatica fondata su poche ma chiare priorità. Lo spiega chiaramente il segretario Nicola Zingaretti intervenuto questa mattina a Radio immagina, organo ufficiale del Pd.  Quella del Pd è “l’idea di un governo che guardi agli interessi nazionali, di stampo europeista con una agenda di contenuti breve e concreta”, spiega Zingaretti. Un governo siffatto, “può presentarsi con Conte, ovviamente. Conte è il punto di equilibrio in questo momento più avanzato. Ha preso la fiducia quattro giorni fa e sfido chiunque a dimostrare che si può superare quel livello”.

L’alternativa a Conte, ripetono i dem anche in queste ore, è il voto anticipato. Non una minaccia, come ripetono i più alti dirigenti, ma un rischio concreto derivate dallo strappo di Matteo Renzi. “Il Pd non ha mai puntato, non punta e non vuole il voto anticipato”, sottolinea il segretario ricordando che “è stata la scelta di Matteo Renzi a far materializzare il rischio di scivolare a elezioni anticipate“.

Un giudizio duro, da parte del segretario, dopo che si erano rincorse le voci su una ipotetica apertura del Pd al dialogo con l’ex premier. “Sento dire in giro che bisogna avere un governo largo e potente? Certo, ma bisogna lavorarci. Perchè i rapporti, in questo Parlamento, sono quelli della drammatica sconfitta del 2018 che rendono la possibilità di evitare le elezioni raggiungibile se, però, non si procede per strappi”, ricorda Zingaretti per il quale “l’annuncio delle dimissioni è stato lo strappo che ci ha fatto precipitare in una crisi come quella che stiamo vivendo”. 

Per evitare che il rischio delle elezioni anticipate si concretizzi definitivamente, i dem sono al lavoro per garantire, “sulla base di un programma di governo che deve essere autorevole e su un impianto parlamentare ampio ed europeista, un governo che guardi alla legislatura per affrontare il Covid, la campagna vaccinale e che chiuda la discussione sul Recovery Fund aprendo contemporaneamente la stagione degli investimenti e  delle riforme istituzionali, a partire dalla legge elettorale”, spiega il segretario. Un lavoro che va avanti con gli occhi alle lancette dell’orologio, perchè la prova dell’aula si avvicina e, al momento, i numeri sembrano essere lontani, con Italia Viva che ha annunciato già il suo voto contrario e i ‘responsabili’ che sembrano sempre più in dubbio sulla strada da prendere. Il vice segretario dem, Andrea Orlando, invita il governo e il ministro Bonafede “a prendere una iniziativa politica che dia il segnale di un fatto nuovo senza il quale si rischia di andare a sbattere”.

Un “fatto nuovo” che per il vice presidente dei senatori dem, Franco Mirabelli, potrebbe concretizzarsi con l’apertura di un confronto proprio sui temi della giustizia: “In settimana, sulla giustizia, sarà possibile aprire un confronto che può essere l’inizio di un percorso che rafforzi e allarghi la maggioranza e, contemporaneamente, innovi sul fronte della giustizia venendo incontro alle idee che il Pd, ma anche Italia viva, hanno proposto in questi mesi”, spiega Mirabelli. “Sui temi della giustizia infatti si può riaprire quel dialogo programmatico nella maggioranza e in Parlamento a partire dal quale costruire un nuovo patto di legislatura. Sono convinto che la relazione di Bonafede – aggiunge – possa costituire un passo avanti in questa direzione. Certo molto dipenderà dalla relazione del ministro e dalle scelte di Italia Viva. Credo però sia ora di smetterla con gli ultimatum e i no a priori: confrontiamoci e garantiamo all’Italia un governo efficiente”, conclude. (AGI)

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