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Pd, Gentiloni alla convention di Zingaretti: “Dobbiamo cambiare strada”. Sul governo: “Manda in fumo fatica del Paese”

Oggi il discorso conclusivo del governatore del Lazio. Omaggio ai diritti civili con la presenza della figlia di Martin Luther King che parla dei migranti. E dice: “Mai voltare le spalle a chi cerca un luogo sicuro”. L’ex premier: “Il Pd sia motore di un’alleanza che vada oltre il partito”


ROMA. È il giorno del discorso più importante per Nicola Zingaretti all’ex Dogana di Roma, nel quartiere San Lorenzo, dove da ieri è in corso la convention del governatore del Lazio. Il discorso che dovrà lanciare ufficialmente la sua candidatura. Ma è anche il giorno di Paolo Gentiloni, l’ex premier che non ha dato un endorsement esplicito a Zingaretti ma con la sua presenza ha lanciato un segnale chiaro in vista delle primarie.

Via alla seconda giornata di “Piazza Grande”, per rilanciare il Partito Democratico

Gentiloni: “Il governo sta distruggendo l’Italia. Il Paese ci aspetta”

“Coltiviamo queste energie”, ha detto Gentiloni rivolto ai militanti, “noi abbiamo un’idea completamente diversa della politica rispetto a questa maggioranza. Coltiviamola”. E sull’Italia nell’era gialloverde: “È diventato un Paese più isolato e meno sicuro. Non ho mai visto così poche decisioni e così tanti danni in appena quattro mesi. La fatica fatta per uscire dalla crisi rischia di andare in fumo. C’è un’Italia che aspetta il partito democratico”. E richiamando le parole di Mattarella: “Noi siamo contro l’ebbrezza di potere del populismo”. Poi ha lanciato una frecciata contro chi vorrebbe un rinvio del congresso dem: “A sette mesi dalla sconfitta elettorale non mi sembra precipitoso parlare di Congresso”. E ha disegnato la sua strategia: “Una grande alleanza per l’alternativa che vada oltre il Pd”. Gentiloni chiarisce che tanti errori sono stati commessi: “Dobbiamo cambiare strada e farlo seriamente”, ha detto. “Ma la nuova strada non è fatta di abiure. Abbiamo risanato l’economia”. Poi ringrazia Marco Minniti per il lavoro fatto nel suo governo: “Ma non dobbiamo guardare indietro”, ha aggiunto. E chiude con un’altra stoccata a tanta parte della classe dirigente: “Certo, dobbiamo recuperare il nostro gap sul web, ma non facciamo del web il passatempo della nostra classe dirigente. Perché c’è un Paese che aspetta il Pd e noi dobbiamo essere nel paese reale e non solo sul web”.

Beatrice King: “Mai voltare le spalle a chi cerca un luogo sicuro”

Ad aprire la seconda giornata dei lavori – per un omaggio ai diritti civili e alla non violenza – è stata Bernice King, figlia di Martin Luther King, premio Nobel per la pace nel 1964. “È un onore grande per me e un privilegio essere qui stamane nel nome della pace, della giustizia e della libertà”, ha detto. “È meraviglioso schierarsi nel nome della verità e di ciò che è giusto”. E un passaggio importante del suo discorso è stato dedicato al dramma dei migranti. “Se noi accogliamo e promuoviamo questo concetto dell’interdipendenza degli esseri umani non potremo mai voltare le spalle a coloro che cercano sollievo e uno spazio sicuro per farne la loro casa”. E ancora: “La sopravvivenza e la conservazione della vita degli altri è essenziale per la nostra sopravvivenza, per la nostra vita”. Parole accolte con un diluvio di applausi dai tremila presenti. Proprio nelle ore in cui il governo in Italia cancella il modello Riace.

Lo sfidante Richetti: “Primarie momento di ascolto”

Arriva a Piazza Grande anche un altro candidato nella corsa verso le primarie, Matteo Richetti: “Le primarie sono un momento di confronto su tesi differenti ma sono anche un momento di ascolto, nel senso che noi siamo competitor ma anche colleghi di partito. Domani l’impegno sarà comune l’importante è riconoscersi nella diversità di idee, ma anche ne rispetto, nell’ascolto, e in un confronto molto leale”, dice al suo arrivo. E un altro messaggio arriva da Firenze, dall’ex premier Matteo Renzi, considerato il grande sponsor di un altro possibile candidato, Marco Minniti. “Il problema di questo paese non è il Pd ma un governo che rischia di far andare a sbattere l’Italia”, ha detto Renzi. E ha chiesto: “Basta guerre interne”. Ma è proprio sul superamento del renzismo che sembra giocarsi la battaglia congressuale: “Via dalla strada che ci ha fatto falliare”, ha detto più volte ieri Zingaretti.

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