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Patenti facili: le condanne dello scandalo a Frosinone

Patenti facili: le condanne dello scandalo a Frosinone
 

Patenti vendute a 4mila euro. Pene patteggiate per alcuni degli imputati che sono stati giudicati dinanzi al gip Troiani presso il tribunale di Frosinone

Rito abbreviato e sette anni di carcere: è questa la condanna per l’ingegnere della Motorizzazione civile di Frosinone, Roberto Scaccia nell’ambito del processo per le «patenti facili». Destino diverso, invece, per Donato Ferraro di Marcianise, ma residente a Cassino e titolare di alcune agenzie, a cui è stato negato il patteggiamento richiesto. Quest’ultimo sarebbe il fulcro di tutta la presunta associazione per delinquere. Secondo la Procura, infatti, erano loro due i personaggi-chiave del sodalizio attraverso il quale si riusciva a «bypassare le ordinare modalità di esame per il rilascio della patente». In tutto, all’epoca dei fatti, le persone finite sotto inchiesta furono 135 mentre furono 90 le patenti ritirate. In base al capo di accusa gli indagati facilitavano, attraverso un meccanismo fraudolento, gli esami per ottenere la patente di guida. Le accuse sono a vario titolo associazione a delinquere finalizzata alla corruzione, falso in atto pubblico, sostituzione di persona, accesso abusivo al sistema informatico pubblico e frode informatica ai danni dello Stato.
Un sistema che prevedeva il superamento dell’esame teorico grazie a soggetti che, nella stesura della prova, si sostituivano ai reali candidati (soprattutto stranieri egiziani, pakistani, marocchini e cinesi che non sapevano nemmeno leggere le domande in italiano) che pagavano fino a 4 mila euro per «essere sostituiti» ed avere, dunque, la patente. In alcune occasioni, gli associati non disdegnavano anche favori sessuali elargiti, come prezzo aggiuntivo, dalle candidate-clienti o perfino dalle consorti dei clienti uomini. Con le condanne avvenute qualche giorno fa, il processo ha esaminato le posizioni di maggior rilievo (quelle di Scaccia e Ferraro).

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