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Parma, Migranti, ong nel mirino nel mar Mediterraneo: "Attaccata la solidarietà"

Migranti, ong nel mirino nel mar Mediterraneo: "Attaccata la solidarietà"
A Parma la testimonianza del capitano Gatti dell’organizzazione non governativa Open Arms. L’operazione Frontex vista dal mare
a nave Astral della Ong Proactiva Open Arms un giorno s’è trovata attorniata da otto gommoni e due barconi. Aveva risposto a una richiesta di soccorso. Più di duemila persone cui prestare aiuto, con un’imbarcazione che può accoglierne non più più di 200.
Nell’attesa che arrivassero altri vascelli, nell’arco di tempo compreso tra le cinque del mattino e le due del pomeriggio, in 29 hanno perso la vita. Solo un’altra giornata in mare, lungo la rotta dell’immigrazione libica.
A raccontare questo drammatico episodio è la voce del capitano dell’Astral, Riccardo Gatti, in un incontro al Circolo Arci Zerbini di Parma dal titolo “Nessuno va abbandonato in mare”. Dal luglio del 2016 fino agli ultimi recenti mesi del 2017 la Ong, con le sue tre navi, impegnate sia nell’area dell’isola di Lesbo che al di fuori dalle acque territoriali libiche, ha soccorso 24mila persone.
Proactiva Open Arms, sottolineano gli organizzatori dell’incontro, è specializzata in salvataggi in mare e opera con molto coraggio nel Mediterraneo, in questo momento prevalentemente tra Libia, Tunisia e Italia, per raccogliere migranti destinati a morte sicura.
I volontari hanno “altissima professionalità nel soccorso in mare ed operano preferibilmente al limite delle acque territoriali libiche. Questo li espone a notevoli rischi ma consente loro di poter intervenire con la massima tempestività nei casi più disperati”.
Un’umanità di ogni età e nazione: neonati ancora in fasce, donne incinta, uomini. Spesso vittime di violenza. Non solo nei Paesi da cui fuggono, ma anche in quelli in cui transitano, come la Libia. Persone del sub-Sahara, iracheni, siriani, nepalesi e negli ultimi tempi anche tanti libici, in fuga dal caos in cui è sprofondato il loro Paese.

Migranti, Riccardo Gatti: attaccati in mare perché soccorriamo

“Due mesi e mezzo fa ci stavamo avvicinando a un barcone. Con la guardia costiera libica non avevamo mai avuto problemi. I loro uomini venivano spesso a bordo. In quella circostanza hanno sparato con una mitragliatrice una serie di colpi in aria. Quando ci hanno riconosciuto ci hanno chiesto scusa. Pensavano – hanno spiegato –  che fossimo dei miliziani, che vengono a prendere i migranti”.
Una tensione che s’è fatta di mese in mese più alta, rendendo complesse e rischiose le operazioni di soccorso in mare. L’episodio più recente, riferito da Gatti, coinvolge la guardia costiera di Tripoli, alla quale l’Italia, lo scorso giugno, ha donato dieci navi.
“Ci hanno attaccato in acque internazionali. Una

volta minacciando di aprire il fuoco, se non ce ne fossimo andati; in un’altra circostanza obbligandoci a seguirli verso il porto di Tripoli. Un atto di pirateria. Abbiamo cercato di prendere tempo, chiamando chiunque potesse aiutarci. Alla fine ci hanno permesso d’invertire la rotta. Non ci è stata fornita alcuna spiegazione. L’ultimo messaggio trasmesso via radio: ‘Non tornate più o vi ammazziamo’.
(raffaele castagno)

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