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Non solo bitcoin: come stanno andando le altre criptovalute

Quando si fermerà la corsa del bitcoin? Nessuno è in grado di rispondere a questa domanda, anche se grandi istituzioni finanziarie non pensano nel breve periodo: secondo JPMorgan nel lungo termine potrebbe superare i 146mila dollari, mentre per Citigroup quota 300mila potrebbe essere raggiungibile entro fine anno. L’impennata del prezzo del bitcoin, che ogni settimana batte il record precedente (in questa quello dei 40mila dollari), non ha solo fatto felice chi detiene la criptovaluta da anni, realizzando così plusvalenze stellari, ma ha spinto al rialzo anche le altre criptovalute.

Collettivamente chiamate altcoin (da alternative coin, ovvero alternativa al bitcoin), queste criptovalute sono meno conosciute, ma non per questo meno redditizie. Se il bitcoin è cresciuto del 40% nell’ultima settimana, Ethereum (la seconda più famosa) ha guadagnato il 60%, XRP oltre il 20%, Litecoin oltre il 30%, soltanto per citare le più conosciute.

Nonostante il loro valore sia in grande crescita, il loro peso nell’intero mercato è ancora contenuto. Bitcoin è ancora la criptovaluta dominante, in quanto tutte le alte criptovalute valgono solo 320 miliardi sui quasi 1100 della capitalizzazione dell’intero mercato. Non solo, il peso del bitcoin è addirittura aumentato nell’ultimo mese, passando dal 62% al 69% dell’intero mercato, dopo che era calato nei sei mesi precedenti, secondo i dati di CoinMarketCap.

Il passato suggerisce che le altcoin decollano quando il bitcoin raggiunge prezzi record. In particolare, negli ultimi due cicli rialzisti in cui bitcoin ha battuto il suo massimo storico, le altcoin si sono generalmente accodate. “La crescita super esponenziale dei guadagni è impressionante, ma porta con sé il rischio di correzioni molto brusche quando finalmente arrivano”, ha però scritto in una nota John Hardy, a capo delle strategie valutarie di Saxo Bank.

Nonostante l’eccitazione del mercato, una correzione potrebbe arrivare prima del previsto. Nel suo ultimo report trimestrale, il portale specializzato CoinDesk ha parlato degli ultimi quattro mesi del 2020 come del “trimestre della FOMO istituzionale per il bitcoin”. FOMO sta per “Fear of missing out”, ovvero paura di essere tagliati fuori da un affare. Questa paura si innesca nei momenti in cui si gonfia una bolla finanziaria e gli acquisti di un asset vengono fatti per pura speculazione più che per una una logica di sano investimento.

Mentre il rally del bitcoin del 2017 è stato in gran parte guidato dalla frenesia del commercio al dettaglio, ovvero da piccoli investitori, il boom degli ultimi mesi è stato guidato principalmente da investitori istituzionali. Più grandi investitori parlano pubblicamente e investono in bitcoin come asset dei loro portafogli, più non solo la criptovaluta acquista valore, ma attira anche l’attenzione di altri investitori. Un parametro che suggerisce un crescente coinvolgimento istituzionale è il numero di indirizzi (i codici alfanumerici che identificano un portafoglio) che mantengono grandi quantità di bitcoin in modo stabile. Il numero di indirizzi con oltre 1000 bitcoin, noti come “balene”, è superiore di oltre il 30% rispetto alla fine del 2017.

Secondo alcuni, però, gli acquisti di investitori istituzionali si sarebbero già fermati e, sia sul bitcoin che sulle altre criptovalute, sarebbero subentrate una FOMO diffusa. “Ci sono alcuni indicatori, come l’analisi dei Google Trends crescenti sul Bitcoin o i crescenti scambi effettuati su Paypal, utilizzati dal pubblico retail e non dalle società, che ci dicono che da qualche giorno gli acquisti sulle crypto sarebbero più guidati dai piccoli che non da aziende o fondi di investimento – ha spiegato al Sole24Ore Marco Cavicchioli, noto divulgatore di crypto – I grandi investitori si sarebbero fermati in area 25mila, dopodiché il prezzo potrebbe essere salito soprattutto per via dell’avidità dei piccoli”. Se questo scenario dovesse essere confermato, il valore di bitcoin e di tutte le altcoin non potrebbe proseguire al rialzo ancora per tanto.

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