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Milano, sgominate le bande dello spaccio a Comasina e Bruzzano: un poliziotto "a libro paga"

Uno “stipendio” di 1000 euro al mese per soffiate e collaborazione oltre a serate in discoteca, prestiti facili e weekend al lago: oltre al sovrintendente arrestato indagati un ispettore e un agente del commissariato Comasina
Era pagato dai trafficanti di droga di Bruzzano e Comasina: mille euro al mese di stipendio per garantire soffiate e collaborazione. Ma non bastava, dai criminali otteneva anche partite di cocaina da smerciare, serate in discoteca, prestiti facili, weekend al lago. Roberto D’Agnano, 44 anni, sovrintendente della polizia al commissariato Comasina colluso con l’organizzazione criminale che gestiva le piazze di spaccio del nord Milano, è stato arrestato questa mattina nell’ambito dell’operazione “Red Carpets”, dalla Mobile di Milano, coordinata dall’aggiunto Alessandra Dolci.

Milano, sgominata bando dello spaccio, poliziotto “a libro paga”

Insieme a lui sono indagati un ispettore ed un agente dello stesso commissariato, insieme ad altri 20 pregiudicati della zona. Con cui soprattutto D’Agnano aveva rapporti di lunga data: è stato accertato che per 7-8 anni le sue frequentazioni erano state quotidiane, dopo che per 15 anni aveva lavorato sulle Volanti del commissariato. Gli incontri, certificati con immagini di telecamere della polizia, avvenivano quasi sempre nel concessionario AmbrosCar di Novate Milanese, noto luogo di ritrovo di pregiudicati.
Sono stati  i suoi colleghi, quelli con cui lavorava fianco a fianco nelle ronde di notte, notando gli strani rapporti che aveva, a segnalare episodi di collusione, fin dai primi mesi del 2015: da quel momento il sovrintendente è stato spedito in un altro ufficio, insieme ad altri colleghi considerati “a rischio” in modo da non fargli più avere informazioni sul quartiere, nonostante lui continuasse a frequentarlo. E i rapporti erano ad alti livelli: il poliziotto trattava direttamente con Laurence Rossi (collaboratore di giustiziava di 40 anni, che ha contribuito con le sue dichiarazioni all’indagine ) e Luca Saccomanno, finito in carcere nel 2015 per estorsione e intercettato mentre forniva indicazioni: “Non pagatelo, non ci serve più”, diceva dell’agente colluso. Per i colleghi “buoni” non sono state poche le conseguenze della denuncia: una bomba carta scoppiata nel commissariato nel settembre 2014, un’auto incendiata, e scritte sui muri poco piacevoli: “Doppiogiochista, devi morire: piombo”.

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