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Maxi truffa in forniture di gasolio

ALDO VINCENT ARRESTATO

L’inchiesta, nata dall’esposto presentato due anni fa alla procura di Roma da un funzionario pubblico che aveva maturato dei dubbi sulla regolarità delle forniture, si è presto estesa ad altre regioni: gli indagati sono in tutto 45, mentre le ordinanze di custodia cautelare sono state eseguite tra Lazio, Abruzzo e Campani
ROMA – Si aggiudicavano gran parte degli appalti pubblici grazie a vantaggiosissimi ribassi d’asta. Ma quando le autobotti andavano a rifornire i clienti, grazie a contalitri taroccati agli acquirenti finiva dal 30 al 50% di gasolio in meno di quello ufficialmente erogato e contabilizzato.
E’ una megatruffa ai danni di enti pubblici quella scoperta dal nucleo regionale di polizia tributario del Lazio della guardia di finanza: l’operazione, denominata «Dirty diesel», ha portato all’esecuzione di 19 ordinanze di custodia cautelare – di cui sei in carcere – ai danni di altrettanti amministratori e dipendenti di un cartello di imprese facenti capo alla famiglia Lilli di Cappadocia (L’Aquila). Tra le vittime del raggiro, ospedali, asl, scuole, ministeri ma anche caserme dei carabinieri, dell’esercito e della marina.
L’inchiesta, nata dall’esposto presentato due anni fa alla procura di Roma da un funzionario pubblico che aveva maturato dei dubbi sulla regolarità delle forniture, si è presto estesa ad altre regioni: gli indagati sono in tutto 45, mentre le ordinanze di custodia cautelare sono state eseguite tra Lazio, Abruzzo e Campania. Almeno quattro le società coinvolte: la L.M. Petroli Srl di Carsoli (L’Aquila), la Lilli Petroli Spa di Scurcola Marsicana (L’Aquila) e la Petrol Car Srl di Cave (Roma) erano quelle titolari delle forniture irregolari, mentre la Casilina Petroli Srl di Casagiove (Caserta) provvedeva a riciclare il prodotto in eccedenza.
Agli arrestati viene contestato il reato di associazione per delinquere finalizzato alla truffa in danno alla pubblica amministrazione, alla frode in commercio e alla ricettazione, ma un’altra tranche – tuttora aperta – dell’inchiesta mira ad accertare le eventuali connivenze di pubblici ufficiali: tra i sospettati, almeno una decina, ci sarebbero per lo più responsabili amministrativi dei controlli ma anche personale dell’esercito.
«Le prove del raggiro sono numerosissime, e indiscutibili – ha spiegato in una conferenza stampa Brizio Montinaro, procuratore della Repubblica di Avezzano, che ha coordinato le indagini – abbiamo intercettato circa 10mila tra comunicazioni telefoniche e fax, perquisito oltre 50 tra abitazioni e società e acquisito una copiosa documentazione contabile parallela, totalmente in nero». I sequestri operati dagli uomini delle Fiamme gialle hanno riguardato anche un serbatoio da un milione di litri, 37 tra autocisterne e rimorchi utilizzati dalle società per le forniture, due cisterne aeree e le relative colonnine erogatrici.
«Tutto è stato ricostruito nei minimi dettagli – ha sottolineato il procuratore – in sette danni di attività, dal ’97 al 2004, il prodotto petrolifero sottratto illegalmente alla fornitura ha raggiunto i 25 milioni di litri complessivi, mentre quello riciclato supera i 17 milioni di litri».
Ingenti anche i danni arrecati al fisco – 13 i milioni di euro di accise e 18 i milioni di euro di imposte e di Iva evasi – e alle casse di ministeri, regioni e comuni, che anticipavano ingenti somme per gasolio mai arrivato a destinazione.
«Ci sono state persino mancate consegne – ha ricordato il comandante del nucleo regionale di polizia tributaria, colonnello Giovambattista Urso – giustificate da fatture fasulle, ma lo stratagemma più collaudato era quello della consegna parziale, con il contalitri taroccato elettronicamente: la sera prima della consegna, l’autista (ricompensato con 2,5 centesimi a litro, ndr) riceveva precise istruzioni sulla quantità di gasolio da sottrarre e predisponeva l’eprom, l’apposito misuratore montato sull’autobotte».
A consegna ultimata, il gasolio rimasto veniva riciclato ad un secondo acquirente, che nella maggior parte dei casi conosceva l’origine del prodotto ed acquistava in nero (è il caso, tra gli altri, di molti condomini), ma che qualche volta era in perfetta buonafede.
FONTE: http://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/news/italia/35270/maxi-truffa-in-forniture-di-gasolio.html
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