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Manovra, Salvini e Di Maio: “Accordo raggiunto sul 2,4%”. Via la Fornero. C’è il reddito di cittadinanza

Dopo un lunghissimo vertice a Palazzo Chigi trovata l’intesa sullo sforamento del deficit. I leader di Lega e M5S: “Manovra del cambiamento”. I Cinquestelle festeggiano in piazza a Montecitorio e sotto il governo: “Non temiamo i mercati”. Le opposizioni: “

ROMA – “Accordo raggiunto con tutto il governo sul 2,4%. Siamo soddisfatti, è la manovra del cambiamento”. Matteo Salvini e Luigi Di Maio, poco dopo le 21 dell’ultimo giorno utile, annunciano l’intesa faticosamente raggiunta sulla nota di aggiornamento al Def. In una dichiarazione congiunta, mentre a Palazzo Chigi incomincia il consiglio dei ministri che approva l’attesissima nota pochi minuti prima delle 23, i leader di Lega e M5S cantano vittoria. Portano a casa le misure simbolo del contratto gialloverde, dal reddito di cittadinanza al superamento della Fornero, passando per l’aliquota al 15% “per più di un milione di lavoratori”. E piegano la resistenza del ministro dell’Economia Giovanni Tria che non riesce a difendere non solo la trincea virtuosa dell’1,6% ma neppure quella del 2, nonostante il rischio altissimo di una bocciatura della legge di bilancio italiana da parte della Commissione europea.

TRA LE MISURE L’ALIQUOTA AL 15% E IL FONDO PER I TRUFFATI DALLE BANCHE
I contenuti dell’accordo, ancor prima che il consiglio dei ministri lo approvi sancendo il rapporto deficit/pil al 2,4% per tre anni, vengono anticipati da Salvini e Di Maio. Il leader della Lega è il più veloce: “Tasse abbassate al 15% per più di un milione di lavoratori italiani, diritto alla pensione per almeno 400.000 persone e altrettanti posti di lavoro a disposizione dei nostri giovani superando la legge Fornero, chiusura delle cartelle di Equitalia, investimenti per scuole, strade e Comuni. Nessun aumento dell’Iva. Pienamente soddisfatto degli obiettivi raggiunti» dichiara Salvini. L’alleato cinquestelle esulta pochi minuti dopo: “Abbiamo portato a casa la manovra del popolo che per la prima volta nella storia di questo Paese cancella la povertà grazie al reddito di cittadinanza, per il quale ci sono 10 miliardi, e rilancia il mercato del lavoro anche attraverso la riforma dei centri per l’impiego. Restituiamo futuro a sei milioni e mezzo di persone. Via libera anche alla pensione di cittadinanza. E con il superamento della Fornero chi ha lavorato una vita può finalmente andare in pensione liberando posti di lavoro per i nostri giovani, non più costretti a lasciare il nostro Paese per avere un’opportunità” afferma Di Maio. Subito dopo, mentre parlamentari e attivisti M5S festeggiano prima a Montecitorio e poi sotto Palazzo Chigi la “manovra del popolo”, Di Maio aggiunge: “Non restano esclusi i truffati delle banche che saranno risarciti con un Fondo ad hoc di 1,5 miliardi”.

IL VERTICE IN DUE TEMPI
La fumata bianca arriva al termine di un lunghissimo vertice a Palazzo Chigi. Un vertice in due tempi. Il primo tempo, iniziato attorno alle 16, si gioca tra il premier Giuseppe Conte – di ritorno dagli Stati Uniti – e i due vicepremier che non arretrano dalla richiesta di fissare l’asticella del deficit 2019 al 2,4-2,5%. Nella seconda parte, in scena a partire dalle 19, si tratta anche con Tria. Il ministro prova a resistere ma Lega e M5S sono uniti e irremovibili. Dal vertice, a cui partecipa anche il ministro degli Affari europei Paolo Savona, filtrano sin dal tardo pomeriggio indiscrezioni su un “clima buono” e su “un accordo vicino”. Ma è solo all’ora di cena che i due leader della maggioranza gialloverde ufficializzano l’intesa sul 2,4% che sfida l’Europa e i mercati. Poi si infilano nel consiglio dei ministri iniziato con un’ora di ritardo. Attorno alle 22 Conte telefona al capo dello Stato Sergio Mattarella. Poco più tardi la nota di aggiornamento al Def viene approvata. “Una manovra meditata, ragionevole e coraggiosa. Abbiamo programmato il più consistente piano di investimenti pubblici che sia mai stato realizzato in Italia” dichiara lo stesso premier.

DI MAIO: “MAI CHIESTE LE DIMISSIONI DI TRIA”
La giornata campale, in verità, inizia già in mattinata con il vicepremier M5S che smentisce di aver chiesto le dimissioni del ministro dell’Economia: “È in corso una discussione senza dogmi, né paletti e stiamo discutendo per avere il meglio per i cittadini italiani. Ci sono delle differenze di vedute che dobbiamo superare” afferma Di Maio, pur confermando la volontà di “non arretrare di un centimetro né farci ingannare dai numeri”.

LA LEGA ALZA IL TIRO
La Lega, abbandonato l’atteggiamento più defilato sui numeri, appoggia pienamente la linea grillina sullo sforamento del deficit. E alza i toni. Tanto che il capogruppo della Lega alla Camera, Riccardo Molinari, minaccia il ministro dell’Economia durante la trasmissimone Agorà: “Se Tria non è più nel progetto, troveremo un altro ministro dell’Economia. Riteniamo che stare dentro il parametro del 3 per cento e arrivare al 2,4-2,6 per cento non sia una tragedia”. Salvini dà man forte: “I numerini me li gioco a lotto o a tombola. Sforiamo il due per cento per la felicità di milioni di italiani”.

L’ALLARME DEI MERCATI E DELLA CEI
Ormai è chiaro che l’asse gialloverde non molla nonostante il nervosismo dei mercati e l’intervento della Bce: “Gli spread sono volatili per l’incertezza politica in Italia”. Interviene anche il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia: “Auguro al governo di non fare danni”. E persino la Cei lancia l’allarme per il debito pubblico, con il numero uno dei vescovi, Gualtiero Bassetti: “Il reddito di cittadinanza? Quando uno fa una cosa buona non posso dire che è cattiva ma non ci si può fermare lì perché, se non si rimette in moto la macchina del lavoro il Paese non riparte. E bisogna stare anche attenti a non incrementare troppo il debito pubblico perché noi magari lì per lì ne abbiamo un vantaggio poi chi lo paga questo debito, i nostri figli?”.

LE OPPOSIZIONI ALL’ATTACCO
Ma Lega e M5S tirano dritto. Si infilano compattissimi nel lungo vertice e portano a casa quel 2,4% che, a sera, fa gridare allo scandalo le opposizioni. “Il governo sequestra il nostro Paese e gioca con il futuro dei nostri figli. Questa è la manovra dell’irresponsabilità” denuncia la forzista Mariastella Gelmini. “Scenario greco” rincara il collega Giorgio Mulé. “Temo un’impennata senza fine dello spread e, a catena, il declassamento da parte delle agenzie di rating” aggiunge Renato Brunetta. “Se le indiscrezioni sulla manovra del popolo saranno confermate, stimiamo l’avanzo primario all’1,3%, il livello più basso dal 2011, molto al di sotto del tendenziale di aprile (2,7%). Le finanze pubbliche si indeboliscono” twitta Carlo Cottarelli. Interviene anche il deputato dem Emanuele Fiano: “Lega e M5S, presi unicamente dai loro giochi di potere, rischiano di portarci indietro di anni, sull’orlo del burrone”. ll capogruppo M5S al Senato Stefano Patuanelli, al suo arrivo davanti a Palazzo Chigi insieme ai deputati e ai senatori pentastellati che erano riuniti all’assemblea congiunta, risponde tagliente: “Non temiamo lo spread, non temiamo i mercati, finalmente oggi il governo del cambiamento va incontro alle esigenze dei cittadini”. In piazza sventolano le bandiere grilline e Di Maio e i ministri, a sorpresa, si affacciano dal balcone di Palazzo Chigi.

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