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M5s, le regole per le candidature a premier non piacciono agli "ortodossi"

Il deputato Luigi Gallo lo dice chiaramente su Facebook: il sistema farà di Di Maio il capo indiscusso dei 5 stelle. “Dal Movimento di Beppe Grillo al Movimento di Luigi Di Maio”

Il primo a venire allo scoperto è il deputato Luigi Gallo. Le regole per scegliere il candidato premierdel Movimento 5 stelle pubblicate ieri sul blog hanno sconvolto l’ala “ortodossa”. Quella che – nell’ultimo anno – si è contrapposta piiù o meno apertamente allo stile e alle decisioni di Luigi Di Maio. Perché se davvero – com’è scritto – il candidato premier diventerà automaticamente il capo politico dei 5 stelle, il vicepresidente della Camera (che sabato prossimo si appresta a una vittoria bulgara) non sarà solo colui che sceglie i ministri e detta la linea politica. Ma anche, ed è questo che su Facebook scrive Gallo, il dominus assoluto degli affari interni del Movimento.
“Dal Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo al Movimento 5 Stelle di Luigi Di Maio”, è il titolo del post del parlamentare, che si è occupato in questi anni di scuola e cultura. “E’ quello che accadrà con la prossima votazione degli iscritti del M5S. E’ per questo che tutti devono sapere quali sono i poteri del capo politico definiti dal regolamento interno” (quello modificato alcuni mesi fa per cercare di metterlo al riparo dai sempre più frequenti ricorsi degli espulsi. E per salvare la sindaca di Roma Virginia Raggi dalle dimissioni per le indagini sul suo conto).
Gallo li sintetizza così: “Il capo politico del Movimento 5 Stelle indice le votazioni in rete; sceglie i temi da mettere in votazione; può far ripetere un voto per le modifiche al non statuto e al regolamento e ripetere votazioni che in prima istanza erano state limitate agli iscritti di una città o di una regione estendendole”. E ancora: “Sceglie il collegio dei probiviri da sottoporre agli iscritti sul blog , ma può – con un altro voto in rete – cancellare una decisione dei probiviri o del comitato d’appello”.
A voi i commenti, scrive il parlamentare. Ma ancora nessuno dei suoi colleghi condivide il post o mette like. Arrivano quelli di semplici attivisti, o di persone già uscite come il livornese Marco Vagnozzi. Alcuni lo sostengono, “la parola capo mi fa venire l’orticaria”. Altri lo attaccano:”Se non ti sta bene vai via”. Lui risponde ricordando i principi base con cui il Movimento si era presentato agli italiani:”Il Movimento 5 Stelle non è un partito politico né si intende che lo diventi in futuro. Esso vuole essere testimone della possibilità di realizzare un efficiente ed efficace scambio di opinioni e confronto democratico al di fuori di

legami associativi e partitici e senza la mediazione di organismi direttivi o rappresentativi, riconoscendo alla totalità degli utenti della Rete il ruolo di governo ed indirizzo normalmente attribuito a pochi”. Che invece – chiosa – “è quello che stiamo facendo qui”.

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