EXITO STYLE

L’ultima follia metropolitana: maxi aghi sparati sui passanti

I colpi esplosi da un’auto in corsa: presi di mira e feriti i pedoni

Per qualche ora si è temuto che «i proiettili» fossero infetti in quanto magari adoperati da tossici e poi riciclati in un gioco folle e senza senso

ODOVICO POLETTO
TORINO
Dicono che l’auto sfrecciasse vicinissima ai pedoni. Quasi come se chi era al volante cercasse di prendere meglio la mira. E dicono anche che gli occupanti fossero più di uno: «Ma quanti, con certezza, nessuno ha saputo dirlo». Di certo volevano far male: per scherzo, o per chissà quale folle gioco si erano messi in testa. «Ma con un sistema simile avrebbero potuto provocare lesioni molto serie» dicono adesso all’ospedale Martini.

Questa è la storia di una ennesima follia metropolitana, del tutto simile alla moda dei pugni in faccia tirati a passanti caso. Quella che, nell’autunno di due anni fa, sembrava imperversare in tutta la penisola. Allora l’avevano chiamata knockout-out game: ovvero mandare al tappeto qualcuno con un solo pugno, potentissimo e inaspettato. I Mike Tyson della strada erano – il più delle volte – ragazzini. Adesso invece – e se si tratta di uno scherzo o una moda da bulli – è tutto più serio. E c’è anche chi dice che, forse, nasconde qualcosa di diverso.
GLI ASSALTI
Intanto gli episodi. La scorsa settimana cinque persone sono rimaste ferite da «proiettili» sparati da un’auto di passaggio. Non colpi di pistola, oppure pallini lanciati con un fucile ad aria compressa, ma aghi lunghi una decina di centimetri. Molto simili agli «Sprotte» quelli che vengono utilizzati negli ospedali per le iniezioni peridurali. Sono stati tutti colpiti in zona San Paolo: area semicentrale, da qualche tempo in sofferenza per i problemi legati ad una sempre più massiccia presenza di disagio sociale.
Ecco, su queste strade si sono verificati gli «assalti» con l’auto vista sfrecciare accanto ai marciapiedi, come se il conducente cercasse di avvicinarsi il più possibile alle potenziali vittime.
I feriti non sono gravi: l’ago non può provocare lesioni preoccupanti. Ma avrebbe potuto centrare gli occhi: «In questo caso, spiegano i medici, i guai sarebbero stati decisamente più seri».
LA PAURA DEL CONTAGIO
Risultato: la notte degli spari in strada il centralino del 112 – il numero unico dell’emergenza – è stato preso d’assalto. E il pronto soccorso pure. Per le ferite? Non soltanto. La vera ragione è che quasi tutti hanno temuto fossero aghi infetti. Ecco: questo è ciò ha spaventato di più le vittime. Che ha fatto gridare alla presenza di un «untore», per lucida follia, oppure per scherzo. E che ha – ovviamente – messo stato in allarme gli ospedali. Le analisi di laboratorio hanno però escluso questo pericolo: restano soltanto le ferite: «Non preoccupanti». Sebbene ci sia chi insiste che è soltanto per un puro caso se è andata così, perché chi ha «sparato» gli aghi ha dovuto attrezzarsi.
LA SPARACHIODI
Con cosa? Nessuno, probabilmente, lo saprà mai. Ma, per lanciare oggetti di pochissimi grammi, con così tanta precisione e facendoli diventare dei proiettili in grado di fare male, non bastano le mani. Le possibilità sono due. La prima è che sia stata adoperata una pistola ad aria compressa: facile da usare e da reperire. Ma in ballo c’è anche un attrezzo decisamente più sofisticato e pericoloso. Ovvero una pistola sparachiodi a gas, magari modificata con un pezzo di tubo attaccato all’uscita: «In modo da imprimere un maggiore stabilità e direzione certa agli aghi».
Ecco, la storia è tutta qua. I feriti sono stati visitati e medicati, e immediatamente dimessi. L’auto con i folli a bordo non ha più colpito. Ma negli ospedali se ne parla con gran preoccupazione: «Perché potevano essere aghi usati da tossici e poi riciclati come proiettili». Teorie senza riscontro. Sperando che l’auto dei folli non  ricompaia più.

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