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lowlow, torna 'Il bambino soldato' del rap: "Il mio pallino è far sì che quello che dico arrivi"

Romano, classe 1993, pubblica il secondo album dopo ‘Redenzione’. Prodotto da Fish, promette vibrazioni diverse: “Mette in luce anche il mio lato divertente e cinico, senza andare a fare cose stupide, ma cose taglienti”
Giulio Elia Sabatello ho due identità. La più celebre delle quali è quella di lowlow, rapper, scrittore, performer che dopo il grande successo dell’album d’esordio Redenzione (decine di milioni di views, un singolo doppio platino, un altro oro), pubblica adesso il suo secondo album, Il bambino soldato prodotto con Fish.

Dieci nuovi brani in cui il rapper romano prova nuovamente a raccontare se stesso e il suo malessere, con più fermezza, autorevolezza, maturità di quanto non avesse già fatto prima. L’album è musicalmente più ricco, emozionalmente più forte, le parole sono taglienti e dolci, potenti e sentimentali, c’è meno rabbia e più consapevolezza. Cos’è cambiato? Cosa è diventato Low Low oggi? “Non saprei dirlo”, dice lui, “ho lavorato tanto, ho fatto e ho visto tante cose belle e brutte, ho vissuto, insomma. E tutto questo mi ha portato ad una fase creativa ottima. È un momento importante per me, l’incontro con Fish mi ha permesso di mettere tutto in un altra prospettiva. E quello che è accaduto nella musica, nell’arte, ha avuto ovviamente un riflesso, ma ha datto maggiore stabilità. La maturazione musicale e nei testi credo sia dovuta a questo, e anche all’esperienza del libro che ho scritto lo scorso anno, Tutti zitti, devo dire una cosa, che mi ha molto aiutato a capire, a capirmi”.

C’entra anche la crescita, il vedere le cose in maniera meno adolescenziale?
“Crescita? No, non credo. Non ho cambiato molto il modo in cui lavoro, ci metto sempre poco tempo, scrivo di getto, anzi è una fase in cui mi viene tutto in maniera istintiva. Raccontarmi in una maniera personale come in Pillole, non è stato frutto di un ragionamento, era la cosa giusta da fare. Cerco sempre di avere un grande controllo su quello che faccio, le mie sono sempre delle scelte, alle volte chi è attorno a me non capisce determinate cose che faccio, che a me invece sembrano normali o scontate. Quello che sta cambiando è che forse ora mi esprimo meglio e che riesco a farmi capire anche da un pubblico che prima non era in sintonia”.

Il pubblico è cresciuto, c’è molta più gente interessata alla musica prodotta in Italia…
“Si, è una situazione molto interessante, c’è tanta comunicazione e tanta curiosità. E questo è positivo, ti stimola e ti spinge e cercare di essere più chiaro, a parlare a più persone, a farti capire di più. Il cuore del mio lavoro è la comunicazione, il mio pallino è far sì che quello che dico arrivi, e questo è certamente riuscito meglio con Il bambino soldato, c’è un equilibrio maggiore tra quello che accade dentro di me e quello che accade fuori”.

C’è anche una maggiore franchezza…
“Sicuramente la capacità di far venir fuori lati della mia personalità che prima non sarebbero venuti alla luce, magari coperti dal mio stile di scrittura, decadente, cupo, a tratti poetico. Adesso, invece, in determinate canzoni come Basso basso o Bipolare, riesco a mettere in luce anche il mio lato divertente e cinico, senza andare a fare cose stupide, ma cose taglienti. Un anno fa non sarei riuscito a scrivere una cosa come Rimbaud, ad esempio, che è nata partendo dalla melodia e dal beat invece che dal testo”.
E adesso che succede?
“Prima cosa importantissima è l’annuncio delle date dal vivo, dei miei concerti, il 6 dicembre a Milano e il 7 dicembre a Roma. Ora, invece, faccio il giro degli instore e una serie di date estive con un dj set, In estate, comunque, uscirà dell’altra musica, un progetto collegato al disco, e poi le date invernali, che introdurranno un tour vero e proprio. Sono contento, lavoro con persone brave e belle, sono con una grande etichetta indipendente come la Sugar, sto mettendo su una band per dare vita alle mie canzoni. Insomma, ho un percorso molto chiaro in testa…”.

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