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Libia, truppe ribelli all’assalto di Tripoli: “200 morti”. Via i diplomatici italiani. La Farnesina: “Ambasciata resta aperta”

Caos nella capitale, Haftar stringe lo spazio di Serraj che ha proclamato lo stato d’emergenza. Circa 400 detenuti fuggiti da un carcere. La Farnesina: “Ambasciata aperta, ma presenza più flessibile”


Tripoli è piombata di nuovo nel caos. Le truppe ribelli del generale Haftar si sono lanciate all’assalto della capitale della Libia dove il consiglio presidenziale guidato da Fayez al Sarraj, sostenuto dall’Onu, è stato costretto alle misure di emergenza. Dopo una settimana di combattimenti violenti, la Settima Brigata, protagonista dell’attacco che in una settimana è costato la vita, secondo il Corriere della Sera, ad almeno 200 persone e ha provocato centinaia di feriti, avanza da sud e punta al centro della città, senza nessuna intenzione di fermarsi. Il governo parla di “attentato alla sicurezza della capitale e dei suoi abitanti, davanti ai quali non si può restare in silenzio”. L’obiettivo dei miliziani – sempre secondo il consiglio – “è quello di interrompere il processo pacifico di transizione politica” cancellando “gli sforzi nazionali e internazionali per arrivare alla stabilizzazione del Paese”. Circa 400 detenuti sono fuggiti da un carcere ad Ain Zara, approfittando della confusione, semplicemente forzando le porte. Molti dei detenuti del carcere di Ain Zara sarebbero sostenitori dell’ex leader libico Muammar Gheddafi, condannati per le violenze durante la rivolta del 2011.

Sarraj ha passato la domenica protetto (per non dire asserragliato) nel suo quartier generale in una base navale incontrando ministri e responsabili militari, ai quali ha affidato i piani per ristabilire l’ordine. Si cerca di negoziare una nuova tregua, l’ennesima. Sarraj ha dato mandato alla milizia Forza Anti Terrrorismo di Misurata, guidata dal generale Mohammed Al Zain, di entrare nella capitale per organizzare un nuovo cessate il fuoco e far terminare le violenze nella periferia sud.

Che la situazione di crisi come non succedeva da tempo e che la tensione sia altissima lo dimostra il fatto che diversi diplomatici che lavorano all’ambasciata d’Italia a Tripoli sono stati evacuati. Detto con il linguaggio della Farnesina, l’ambasciata “resta operativa – spiegano fonti qualificate all’agenzia Ansa – ma con una presenza più flessibile, che si sta valutando sulla base delle esigenze e della situazione di sicurezza”.

I miliziani hanno annunciato l’imminente assalto al quartiere di Abu Salim a Tripoli, tristemente celebre perché vi sorge il carcere dove il defunto rais Muammar Gheddafi fece strage di oppositori nel 1996, quasi 1.300 i prigionieri massacrati a colpi di granate. La Brigata “continuerà a combattere fino a quando le milizie armate non lasceranno la capitale e la sicurezza sarà ripristinata”, ha tuonato il leader Abdel Rahim Al Kani. “Noi non vogliamo la distruzione, ma stiamo avanzando in nome dei cittadini che non riescono a trovare cibo e aspettano giorni in coda per avere lo stipendio, mentre i leader delle milizie si godono il denaro libico”, ha incalzato Kani. La Brigata ha assunto il controllo di diversi quartieri, nei quali “i residenti erano costretti a pagare un tributo” alle milizie fedeli al governo Sarraj. Nella serata di domenica i suoi portavoce militari hanno annunciato la conquista di centri strategici lungo l’asse verso l’aeroporto, chiuso da due giorni dopo il lancio di alcuni razzi e colpi di mortaio verso lo scalo.

Proprio in quest’area, stando a quanto si apprende, si sarebbero consumati “feroci combattimenti”, i miliziani di Kani affermano di aver conquistato un’accademia di polizia e una sede del ministero dell’Interno lungo la direttrice verso l’aeroporto. I detenuti del vicino carcere di Ain Zara, temendo un attacco, si sono dati alla fuga.

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