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L'esperto: "Addio coste e laguna, il nostro mare si alzerà di un metro"

L'esperto: "Addio coste e laguna, il nostro mare si alzerà di un metro"
NORDEST – «Anche se tutti, nel mondo, smettessero di inquinare nello stesso momento, a partire da adesso, l’aumento di 2 gradi della temperatura del pianeta non ce lo toglie nessuno da qui al 2100. E se continueremo con le nostre condotte nocive per la Terra, l’aumento sarà di 5 gradi, sempre entro quella data, con possibili picchi, in alcune aree, fino a 6-7 gradi. Questo significa scioglimento dei ghiacciai, già iniziato, con gravi conseguenze per le coste del Friuli Venezia Giulia e del Veneto».
Il mare si alzerà da mezzo metro a un metro: via le coste 
«Se l’aumento sarà di 2 gradi il mare si alzerà di mezzo metro, se di 5 gradi, invece, di un metro. Le conseguenze? Questo innalzamento del livello delle acque causerà mutazioni molto importanti, drastiche, per tutte le zone di laguna, per le aree balneari, per i golfi. Già da adesso è necessario intervenire subito per limitare e contenere i danni da erosione delle coste, che saranno certi». Spaventoso il quadro descritto da Luca Mercalli, presidente della Società Meteorologica Italiana, esperto che da anni si occupa di ricerca sulla storia del clima e dei ghiacciai delle Alpi. Mercalli sarà ospite, nella Bassa Friulana, della manifestazione Boschi in festa, venerdì 22 settembre, alle 14.30 (per iscrizione 335.6012924 o glauco.vicario@gmail.com).
Quella del 2017 è stata l’estate più calda degli ultimi 200 anni
«In base ai dati in nostro possesso, quelli su cui possiamo studiare il clima, che riguardano gli ultimi 200 anni, possiamo dire con certezza che l’estate appena trascorsa è stata la più calda degli ultimi due secoli: basta citare le temperature massime di Forlì, 43 gradi. C’è da dire che anche del 2012 e ancora prima del 2003 sono state tra le più calde degli ultimi 200 anni e sono tutte estati molto calde ravvicinate. Cosa dobbiamo aspettarci adesso? Condizioni simili, e sempre peggiori».
I temporali? 
«Quelli forese restano gli stessi ma hanno un effetto al suolo che è devastante perché l’acqua cade su un territorio che è sempre più antropizzato, cementificato, pieno di infrastrutture. Pioveva molto anche ai tempi dei nostri nonni e le campagne venivano allagate: c’erano disagi, sì, ma non come adesso. Oggi si arriva alle vittime ed è necessario correre ai ripari, con la prevenzione, perché non si torna più indietro. Il costo in termini umani, di vittime del maltempo, sarà sempre più alto, lo abbiamo visto a Livorno. Cresceranno tutti i costi sociali di queste mutazioni climatiche».
Cambiano la fauna e la flora
«Cambia il clima e cambiamo noi: non siamo più abituati a sbalzi di temperature repentini, come quello che, tra il 7 e l’8 settembre scorsi, ha chiuso l’estate e aperto le porte all’autunno in poche ore. Cambiano la fauna e la flora. Alcune colture soffrono la siccità: si parla già adesso di un tipo di vite prealpina. E che dire degli insetti? Animali che prima erano confinati in zone tropicali ce li troviamo in casa perché non muoiono più: hanno trovato un habitat ideale e proliferano. Un esempio su tutti la zanzara tigre. Per non parlare di altri parassiti e animali che prenderanno il posto, non si sa con quale esito, su quelli autoctoni, cui siamo abituati».
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