Le tradizioni del Capodanno brasiliano, tra bagni nell’Oceano e manjar branco

Abbiamo deciso di raccontarvi le tradizioni del Capodanno in Brasile, ma è talmente grande che è difficile trovare qualcosa che accomuni tutto il paese. Pensate, infatti, che è più grande di tutta l’Europa messa insieme, quindi piatti e tradizioni cambiano davvero tantissimo da Sud a Nord, così come da regione a regione. Ci sono però due costanti che sembrano unire i brasiliani l’ultima sera dell’anno: una è legata a un rito che si tiene al mare, anche perché è bene ricordare che là il 31 di dicembre cade d’estate. L’altra invece al colore bianco, che caratterizza questa festività dai vestiti ai piatti, in particolare uno. È il manjar branco, in portoghese “bianco mangiare”, di cui vi parleremo oggi grazie al cuoco Enrico e sua mamma Fernanda Bocconi Azadinho, autrice di un grande libro di cucina – Sabor Brasil – dove ha riunito più di cento ricette della vera cucina casalinga brasiliana.
Foto di Francesco Fraliga
In Brasile, Natale e Capodanno cadono nel pieno dell’estate. Per questo, di solito si festeggia al mare, dove una delle usanze presenti ovunque è quella di saltare sette onde nella spiaggia più vicina, esprimendo sette desideri che solo così si avvereranno durante l’anno. Pare che questa tradizione derivi dalle religioni afro-brasiliane, dove è molto comune offrire fiori bianchi a Yemoja, una orisha africana conosciuta come “Regina dell’oceano”, per avere un anno ricco di prosperità.
Dal punto di vista gastronomico, a caratterizzare i piatti della cena di Capodanno (così come della cucina in generale) in tutto il Paese, seppur in modo diverso, è l’unione che è avvenuta tra la cultura indigena originaria, quella africana ed europea, in particolare portoghese, ma in realtà anche araba, americana e italiana. “Ci sono più italiani a San Paolo che a Roma!” scherza Enrico, nato a San Paolo ma che da anni vive a Brescia. “Pensa che in Brasile ci sono due città che si chiamano Nuova Brescia e Nuova Bergamo, talmente è stata forte la rete migratoria”. Come ci racconta, purtroppo di realmente originario indigeno-brasiliano non è rimasto molto. “La cultura e l’influenza europea, in particolare dal Portogallo, ha permeato ormai quasi tutto” continua Enrico. “Basti pensare che il nostro piatto nazionale, la fejioada, ha come componente principale il riso, ingrediente importato dai portoghesi”. Le tradizioni portate dagli immigrati, infatti, qui si sono mescolate tra di loro: “molte delle pietanze europee sono state reinterpretate e adeguate ai prodotti locali e alla disponibilità stagionale, così come nel menù sono stati inseriti frutta secca e piatti locali” ci spiega Fernanda.
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Ecco perché, oltre al classico brindisi con lo spumante prima di fare il bagno, tra i piatti presenti alla cena di Capodanno non mancano mai:
In Brasile un pasto non è tale senza una torta o un docinho de sobremesa, ossia un dessert come lieto fine, prima del cafezinho. Qui il culto dei dolci e della loro preparazione è frutto dell’incontro con la cultura indigena, che usava addolcire molti dei loro piatti con il miele, con il bagaglio della rinomata tradizione dolciaria dei portoghesi, grandi appassionati di dolci.
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Ma tra le colture introdotte dai colonizzatori, oltre al caffè, è stata la canna da zucchero a diventare uno dei simboli della “brasilianità”, come leggiamo nel libro di Fernanda: “arrivata dall’isola di Madeira, ha avuto un impatto importante nella formazione della cucina nazionale”.
Nel primo periodo di colonizzazione, scrive Fernanda, si è verificato un processo di assimilazione delle ricette native: “la maggior parte dei piatti tradizionali portoghesi richiedevano prodotti importati, rari e costosi come la farina di frumento. Così, un po’ alla volta, nelle cucine delle fazendas (le grandi fattorie) si è costruita una nuova tradizione dolciaria brasiliana, con la sostituzione di alcuni ingredienti come il miele con lo zucchero, le mandorle con le arachidi e le noci brasiliane, il latte di mandorle con il latte di cocco, la farina di frumento con il mais e la manioca, inventando così nuovi dolci con la meravigliosa varietà di frutti disponibile”. Ne è un esempio il dolce di cui vi parliamo oggi: il manjar branco.
In portoghese, manjar branco significa “mangiar bianco”. In Brasile, è un piatto estremamente emblematico del Capodanno, il classico dessert che praticamente in tutto il Paese non può mancare alla fine di ogni cenone, poiché come vi abbiamo anticipato il bianco è il colore simbolo di questa notte speciale.
Foto di Francesco Fraliga
Il termine “biancomangiare” risale al Medioevo, dove si usava in riferimento ai piatti dolci e salati destinati ai nobili, dove prevaleva il colore bianco. In Brasile, continua Fernanda, è stata importata la versione portoghese del XV secolo che si trova nel libro Um tratado da cozinha portuguesa, un testo di cucina portoghese in quattro quaderni conservato presso la Biblioteca Nazionale di Napoli. Il manjar branco viene tuttora preparato in Portogallo con petto di pollo, zucchero, latte e farina di riso, mentre in Brasile è venuto a contatto con nuovi ingredienti e differenti culture.
Così nel tempo la ricetta è stata modificata un po’ alla volta, fino a diventare un tipico dessert brasiliano che possiamo assaporare oggi: un budino a base di latte e cocco con salsa alle prugne. Rispetto alla versione portoghese originale, ciò che rimasto in comune sono appunto il nome, la presenza del latte e l’immancabile colore bianco. Si tratta, quindi, di un dolce perfetto anche dopo pasti molto sostanziosi, come tutti i piatti che si mangiano a Capodanno, ma anche dopo la classica feijoada, icona per eccellenza della cucina brasiliana o del churrasco, la tipica grigliata di carne. Ma ora vediamo come si prepara questo dolce bianco secondo la ricetta di Fernanda.
La ricetta che segue è quella presente nel libro Sabor Brasil di Fernanda Bocconi Azadinho, che ha raccolto più di cento piatti della vera cucina tradizionale brasiliana, tutti accompagnati da storie e approfondimenti culturali, per cercare di rendere il più possibile l’immensità e la varietà della gastronomia in Brasile. È stato nel 2015 che Fernando, da sempre appassionata di cibo, ha deciso di riprendere tutti gli insegnamenti di sua mamma Henriqueta, per tutti Neta, e di farne questo testo, che ha ottenuto – giustamente – tantissimo successo.
Foto di Francesco Fraliga
Per il budino
Per lo sciroppo
Vi abbiamo fatto venire voglia di portare un po’ di bianco e di “brasilianità” sulle vostre tavole per Capodanno?