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L'autopsia non basta ad inchiodare il responsabile dell'omicidio, anzi.

 
 
Emanuele Morganti, il giovane massacrato di botte dal branco davanti la discoteca Mirò di Alatri, resta senza un colpevole. Secondo l’autopsia infatti il giovane sarebbe deceduto a causa di un… urto violento contro un ostacolo fisso e rigido. Potrebbe essere il montante traverso di uno sportello chiuso di una macchina. E’ quanto emerso dai risultati della perizia depositata nei giorni scorsi dal medico legale in procura. ll consulente avrebbe evidenziato anche lesioni che sarebbero riconducibili ad un bastone o un manganello. Il giovane sarebbe caduto rovinosamente sullo sportello di una vettura proprio a seguito dei colpi ricevuti dal branco.
Nella caduta avrebbe battuto violentemente la testa. Da qui la gravissima emorragia che lo avrebbe condotto al decesso. Nella perizia inoltre si evince che Emanuele sarebbe stato prima immobilizzato e poi colpito a morte. Una tesi che è emersa in quanto il giovane avrebbe riportato ecchimosi e numerose lesioni dietro la nuca, sugli arti inferiori e sulle spalle.
Ciò sta a significare che il ragazzo avrebbe cercato di coprirsi il volto con le braccia lasciando scoperte quelle zone del corpo massacrate dai lividi. Al momento i tre giovani arrestati, vale a dire Mario Castagnacci, Paolo Palmisani e Michel Fortuna si trovano rinchiusi nel carcere di Regina Coeli con la pesante accusa di omicidio volontario. Ma la procura si aspettava che la perizia sul corpo evidenziasse il colpo che avrebbe causato la morte di Emanuele.
Ora se la morte è arrivata da una sua caduta all’indietro, benchè questa sia stata causata da un pugno da parte di uno dei suoi aggressori, l’accusa rischia di trasformarsi in omicidio preterintenzionale. Insomma chi l’ha colpito voleva ferirlo ma non ucciderlo. In termini processuali e di pene siamo in una fattispecie completamente diversa. Chi chiedeva una pena esemplare, per gli assassini di Emanuele, rischia di rimanere deluso.
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