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Lanciano: urla contro i tre romeni, Salvini “le bestie devono marcire in galera

LANCIANO. E alla fine Lanciano è esplosa. E’ esplosa di rabbia inveendo contro i tre romeni sospettati di essere i rapinatori di villa Martelli, ed è esplosa di gioia  applaudendo in modo fragoroso le forze dell’ordine che li stavano portando via. La scena è avvenuta sotto la palazzina del centro storico a Santa Chiara, il “covo” nel quale la banda si nascondeva e che si presume stesse lasciando in tutta fretta per andare all’estero con 3.800 euro in tasca. Scena che si è poi ripetuta davanti al commissariato quando le volanti a sirene spiegate sono entrate con dentro i tre (presunti) rapinatori “macellai” che con la roncola hanno tagliato un pezzo d’orecchio alla moglie del dottor Martelli.

Escono i tre romeni, e la folla si scatena a Lanciano
Grida contro i presunti rapinatori, applausi alle forze dell’ordine, la città si libera dell’incubo

Ritornano in mente le manifestazioni di giubilo di quando a Palermo vennero arrestati esponenti mafiosi. Erano all’epoca personaggi del calibro di Brusca, Totò Riina. Questa volta sono tre semplici romeni resisi protagonisti, se i fatti lo confermeranno, di un delitto di una gravità estrema che ha colpito l’intera città.  Una scena che  dimostra la solidarietà intorno a fatti così efferati e l’impermeabilità alla criminalità. L’applauso è per la pronta risposta delle forze dell’ordine, polizia e carabinieri che hanno operato in sinergia.

Una sorta di liberazione da un incubo che ha proiettato Lanciano sulle cronache nazionali e dal quale la città vuole uscire al più presto. Ed eccoli  i tre “semplici” romeni che si sospetta abbiano partecipato anche alle altre rapine con violenza nel Chietino. Sono Turlica Costantin Aurel 22enne, il fratello Ruset Aurel 25 e il cugino Turlica Ion Cosmin 20enne. La loro giovane età colpisce così come il lungo elenco dei reati per i quali sono sottoposti a fermo di polizia giudiziaria (il giudice deve convalidarlo e nel caso tramutarlo in arresto): rapina, sequestro di persona, lesioni gravissime, porto d’arma.

«Io li perdono perché questo mi aiuterà a recuperare serenità, ma lo Stato non li deve perdonare» ha confidato la moglie del dotto Martelli, Niva Bazzan, durante la visita ricevuta in ospedale da parte del prefetto di Chieti, Antonio Corona. Mentre nell’altro reparto, il marito si è congratulato con le forze dell’ordine invitando ora a spegnere i riflettori su di lui, dopo la testimonianza per «dovere di cittadino». Ora manca il quarto uomo, il “capo” della banda, forse un italiano. E il basista che gli investigatori non escludono sia una donna. (a.mo.)

FONTE IL CENTRO.IT

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