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La rivolta degli ingegneri forensi: "Una perizia pagata 4 euro l'ora, legge da aggiornare"

A Torino sono 250: consulenze spesso decisive in Tribunale

Le loro consulenze sono spesso decisive per stabilire le cause, che si tratti di un ponte crollato o di un incidente stradale, di un reato informatico o di un caso di malasanità. Eppure a volte gli ingegneri forensi si sentono sottopagati, soprattutto se il committente è il tribunale.
“Nel caso dei procedimenti penali, ci si basa ancora su una vecchia legge che prevede per la maggior parte degli incarichi un compenso orario di 4,075 euro l’ora, una somma del tutto desueta”, evidenzia Fabrizio Mario Vinardi, che segretario dell’Ordine degli ingegneri di Torino e consigliere con delega proprio all’ingegneria forense.
È una disciplina abbastanza nuova, che usa metodi scientifici per risolvere controversie civili o penali, giudiziali o stragiudiziali. Nel capoluogo si contano circa 250 ingegneri iscritti all’ordine che se ne occupano e che sono presenti nelle liste dei tecnici a disposizione del tribunale. È un ruolo che richiede competenze specifiche, infatti oggi il Politecnico lancerà il primo master di secondo livello in Ingegneria forense.
È una professione redditizia, ma non sempre. “Se si lavora per i privati, si instaura un rapporto di tipo privatistico, con obbligo di preventivo”, racconta Vinardi. Può capitare di essere chiamati dal tribunale civile e anche in questo caso non si casca male: “Normalmente a Torino i compensi sono decorosi”, dice il segretario.
Il problema si crea quando a chiedere aiuto è la magistratura penale, perché il tariffario prevede 4 euro lordi l’ora e poco più: “Purtroppo si basa su una legge vecchia. Eppure parliamo di responsabilità importanti, perché le nostre perizie possono determinare anche condanne pesanti”, sottolinea Vinardi. Così accade che l’ingegnere forense dedichi tra le 50 e le 200 ore a un caso per vedersi pagare 500 o 600 euro lordi nei casi peggiori. Soldi che, tra l’altro,

arrivano pure in ritardo, anche di un anno rispetto alla fine del lavoro. Le conseguenze? « Non sono certo che un collega metta questo tipo di perizie in cima all’elenco delle cose da fare il giorno dopo», dice il segretario dell’Ordine. Ecco perché dagli ingegneri di Torino parte un appello: «Il problema va affrontato. Il ministro della Giustizia faccia qualcosa affinché l’importanza dei nostri risultati sia riconosciuta”

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