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Ischia, caccia a tre casseforti sepolte sotto le macerie

Sopra, macerie. Sotto un “tesoretto”. Sopra la polvere e i cumuli di detriti immobili da un anno: su cui si consumano disagi, polemiche e strappi. Sotto, quel gruzzolo d’oro e preziosi di cui tutto il paese – tra finti segreti e pubbliche chiacchiere – parla. E su cui qualcuno – anzi più d’uno, e non i legittimi proprietari – vorrebbero mettere le mani. E stando a ciò che si mormora a Casamicciola, avrebbe già provato a farlo in più di un’occasione.
È una storia nella storia – tra il grottesco e la malinconia – questa che si trasmette da un lato all’altro dell’isola e che è arrivata persino sulle scrivanie di investigatori ed enti locali. Racconta che proprio sotto la montagna di pietre insanguinate che diventò immagine simbolo del sisma del 21 agosto 2017, lì tra le fondamenta del palazzo di via Serrato 16, sono sepolte tre casseforti. Ed è la famiglia dei Migliaccio, originari proprietari dell’immobile ormai finito nel segmento-chiave dell’inchiesta giudiziaria sui crolli e sulle due donne morte del sisma, a confermarlo. Seppur tra disagio e dispiacere per “essere costretti a difendere qualcosa che appartiene ai nostri sacrifici”.

Terremoto a Ischia, un anno dopo ancora macerie e nessun piano

Sotto quella polvere, insomma, oltre alla famiglia dei tre fratellini coraggio strappato alla morte, alle speranze di una comunità e alla vita di Marilena Romanini, l’anziana turista che ogni anni fittava quel piccolo appartamentino a piano terra e finì uccisa dal sisma, precipitarono anche tre cassette di preziosi.
“Cose della nostra storia familiare certo non caveau di banche, non forzieri principeschi”, si affrettano a precisare le famiglie Migliaccio e Trani. Ma è un fatto che, stando alla denuncia presentata da questi ultimi, vi sarebbero stati tentativi clandestini di spostare le macerie, e “oggettive trasformazioni dello stato dei luoghi” , per dirla con le parole degli sfollati di quell’edificio, nel tentativo di impossessarsi del malloppo. La famiglia proprietaria avrebbe addirittura attestato con una serie di fotografie che la disposizione degli strati delle macerie appare sensibilmente modificata. Lo hanno denunciato alle forze dell’ordine. “Ma la cosa sorprendente è che ci hanno risposto: voi non eravate autorizzati a recarvi su quei luoghi e a fare foto, è pericoloso. Ma sembra una tragica barzelletta: dei ladri possono agire indisturbati intorno a quella che era la nostra casa e noi no? Non solo il danno ma anche la beffa?”.
Complicazioni del post-sisma. In assenza di uno straccio di piano, è scattata perfino una tragicomica “caccia al tesoro”. Gli inquirenti tuttavia assicurano protezione, hanno disposto che il personale dell’esercito osservi con maggiore vigilanza la zona rossa. Fatto sta che tutto il comitato degli sfollati conosce la storia delle tre casseforti. “Questo è uno dei tanti prezzi che paghiamo alla mancanza di operatività, ai ritardi e alla scarsissima attenzione che le istituzioni hanno riservato alla nostra vecchia Casamicciola”, denuncia Susy Capuano, al vertice della combattiva associazione. “Bisogna far presto, anche i sacrifici delle famiglie meritano rispetto, anche gli oggetti di un nonno o di una nipotina”. Eppure Ischia aspetta. Chi trova la ricostruzione, vince un tesoro.

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