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Ilva di Taranto, 10mila operai sapranno con un’app se saranno assunti o in cassintegrazione

Il 29 ottobre tutti i lavoratori potranno scoprire se faranno parte della Am Investco, la società di Arcelor Mittal che ha rilevato il siderurgico. Oltre 2.500 operai resteranno esclusi o lo sapranno (in anteprima) scaricando sullo smartphone MyIlva


Le raccomandate sono in partenza ma per i destinatari il contenuto sarà noto già il prossimo 29 ottobre, al di là della firma sull’avviso di ricevimento lasciata al postino. Ogni lavoratore dell’acciaieria Ilva di Taranto quel giorno saprà, infatti, se farà parte degli 8mila assunti dal gennaio prossimo dalla nuova proprietà Am Investco o dei 2 mila 586 che andranno in cassa integrazione fino al 2023.

Un destino comunicato dall’azienda attraverso il sito web www.myilva.com e la sua app per smartphone o il numero verde 800.583.388, attivato appositamente dalla prossima settimana. In alternativa, il lavoratore apprenderà via email o dalle postazioni informative all’interno delle portinerie dello stabilimento, se dal primo novembre dovrà regolarmente presentarsi in fabbrica nell’orario del proprio turno o rimanere a casa per almeno i prossimi 5 anni (l’ammortizzatore sociale sarà prolungato fino al 2025 in base alla durata dell’amministrazione straordinaria).

Una forma di comunicazione innovativa, quella attraverso il portale web e il numero verde, che sta facendo molto discutere in fabbrica. A molti ricorda il metodo utilizzato alcuni anni fa per i lavoratori interinali del subappalto, che venivano a sapere se il loro contratto era rinnovato o meno con un sms. Tutti i lavoratori possono avere accesso al sito web MyIlva tramite una registrazione e delle credenziali. Sul portale sono presenti le informazioni e le notizie generali. Poi, per ogni dipendente esiste un profilo personale cui si ha accesso con ulteriori credenziali, dove arrivano le comunicazioni dirette e arriverà, appunto, quella sul proprio destino con l’ingresso della nuova proprietà.

Un destino che, in verità, anche se non in via ufficiale, molti degli interessati in qualche modo conoscono. Perché i profili delineati di chi andrà in cassa integrazione sono noti, hanno a che fare con la propria condizione personale, sull’anzianità, sul grado di specializzazione tecnologica e, per legge, sullo stato di famiglia: figli, altre persone a carico e situazioni speciali. Chi è libero, senza persone a carico e si trova in un reparto che subirà maggiori tagli sa che con molta probabilità farà parte della platea dei cassintegrati.

I reparti che subiranno i maggiori riduzioni di personale, fino al 34 per cento, sono quelli delle manutenzioni. Il numero sarà proporzionato a una mole di lavoro calibrata sul limite dei 6 milioni di tonnellate di produzione annue, come previsto dal contratto di cessione dell’azienda, per i prossimi cinque anni. Le cifre sui futuri cassintegrati sono però suscettibili di modifiche e aggiornamenti quotidiani.

Fino al 31 dicembre, infatti, c’è la possibilità per i lavoratori di scegliere di andar via con un incentivo di 100mila euro lordi (70mila netti). Finora sono 424 quelli che hanno preferito abbandonare per sempre la fabbrica, per lo più giovani (circa il 65 per cento) tra i 35 e i 40 anni (l’età media nello stabilimento è di 42 anni). Ma il numero è destinato a crescere, se si considera che dal prossimo gennaio e ogni quattro mesi l’incentivo sarà decurtato di 5 mila euro, anche se sarà molto difficile che si superino le 600 unità. Segno che la stragrande maggioranza dei dipendenti Ilva a Taranto, in mancanza di alternativa, vuole continuare a lavorare nel siderurgico.

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