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Il via libera della Lega al governo Draghi mette in imbarazzo M5s e Pd

AGI – Il primo nodo è il perimetro. La presenza della Lega all’interno dell’esecutivo creerebbe non pochi imbarazzi al fronte rosso-giallo. In realtà dal fronte dem non c’è alcuna spinta verso l’appoggio esterno, “ma magari potrebbe essere Salvini a farlo”, spiega una fonte Pd. Sarà il premier incaricato a fare un lavoro di sintesi, il partito del Nazareno non intende mettere paletti. Ma – osserva un esponente di primo piano dem – il problema è legato al programma.

“Meglio affrontare subito i nodi: come si potrebbe discutere in Cdm con la Lega sull’immigrazione o sull’Europa?”, si chiede un altro dirigente. L’obiettivo dei dem è arrivare ad un governo forte e a una maggioranza coesa e la prospettiva di un ingresso dei ‘lumbard’ potrebbe, invece, provocare l’effetto opposto. Ecco il motivo per cui non si esclude la pista dell’ingresso di tecnici d’area e non di rappresentanti di partito, o al massimo di figure competenti delle forze politiche nei vari dicasteri.

Nulla è deciso, l’obiettivo è rispondere in pieno all’appello del Capo dello Stato alla responsabilità, spetterà al premier delineare il perimetro e “noi appoggeremo Draghi con convinzione”, il ‘refrain’ dei capigruppo Delrio e Marcucci. Ma le perplessità sulla Lega dentro riguardano anche una larga parte del Movimento 5 stelle. “Non vogliamo tirare Draghi per la giacchetta ma come può mettere d’accordo il Pd e la Lega? E come possiamo tornare noi con Salvini?”, taglia corto un ‘big’ pentastellato.

In ogni caso, al di là delle rassicurazioni chieste dal Movimento 5 stelle su temi quali il reddito di cittadinanza e il superbonus l’area del dissenso in M5s si è ridotta. Di Maio nel Movimento 5 stelle ha fatto da apripista da diversi giorni alla soluzione Draghi, poi dopo l’apertura del premier uscente Conte oggi è arrivato anche l’endorsment di Grillo, secondo il quale l’ex numero uno della Bce potrebbe essere la migliore garanzia per il Paese. Pure Casaleggio ha aperto, soddisfatto perché dovrebbe esserci un voto su ‘Rousseau’.

“Abbiamo dato la disponibilità a valutare se ci sono le condizioni per prendere parte all’Esecutivo”, ha riassunto Crimi, “serve una maggioranza politica solida che possa quindi sostenere un governo solido”, dopo lo show di Grillo sia al vertice con i ‘big’ M5s che durante il confronto con Draghi. Ma restano i mal di pancia. Di Battista parla di “un’accozzaglia” al governo, di “assembramento pericoloso”, “non mi inchino al tredicesimo apostolo, che potrebbe andare da Leu alla Lega”. “Difenderò anche in solitudine (seppur siamo in tanti), principi, valori, onore e dignita’”, dice Lannutti.

Dall’altro campo la Lega osserva le reazioni alla disponibilità ampia manifestata da Salvini a Draghi. “Se Pd e M5s non vogliono la Lega è un problema loro, non nostro. Ma come fanno a dire no? Un governo obtorto collo nascerà”, afferma un ‘big’ del partito di via Bellerio che sottolinea come l’interesse di Salvini per l’esecutivo Draghi non è una manovra tattica, “non ha posto veti per un preciso convincimento”.

“Questa è l’occasione buona per far capire che noi vogliamo cambiare l’Europa ma non siamo certo contro. Non la mettiamo in discussione”, spiega un’altra fonte ‘lumbard’. E’ il ragionamento che avrebbe comunque fatto il ‘Capitano’ allo stesso premier incaricato. Alla delegazione leghista Draghi è apparso molto pragmatico e molto consapevole della situazione difficile del Paese, sia dal punto di vista sanitario che economico.

Durante il colloquio di circa mezz’ora, il presidente del Consiglio incaricato non ha fatto alcun riferimento nè al perimetro nè alla composizione del suo eventuale governo, viene riferito. Si sono affrontati solo alcuni temi, tra questi la disoccupazione, il ‘Recovery plan’, la necessità di spingere sugli investimenti e sullo sviluppo.

Lex governatore della Bce ha insistito sulla necessità di approntare un efficace piano vaccinale e parlato anche di interventi a sostegno di alcuni settori, come il turismo, che possano avere un buon ritorno in termini di Pil. I leghisti sono rimasti soddisfatti perché – si sottolinea – è sembrato loro di avere davanti un interlocutore con una visione. Draghi è apparso non intenzionato ad aumentare la pressione fiscale ma piuttosto a semplificare il sistema, in una fase economica cosi’ difficile per le imprese italiane.

Il premier incaricato avrebbe poi tenuto ad affrontare i temi ambientali sostenendo che occorre investire a favore della sostenibilità, in modo preciso e oculato. Infine, dal canto loro, Salvini e i due capigruppo hanno tenuto a sottolineare che l’orientamento del loro partito non è anti-europeista ma euro-riformatore e attento a una collocazione dell’Italia nel solco dell’alleanza euro-atlantica con gli Stati Uniti. 

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