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Il Trasporto, «una gioiosa Macchina di pace». La dedica di Mecarini alla sorella che non c'è più

Il passaggio della Macchina il 3 settembre
di Massimo Chiaravalli
Dopo la gioia, le lacrime. Prima un Trasporto senza sbavature, poi la commozione. Quella dell’ideatore Raffaele Ascenzi, al quale le parole si sono fermate in gola appena Gloria è arrivata a casa. E anche del presidente del Sodalizio, Massimo Mecarini: per lui una dedica del Trasporto alla sorella scomparsa lo scorso anno. Nessuna pecca neanche sul fronte della sicurezza, però: le forze in campo «hanno dato un’immagine più bella e ordinata della festa», secondo il questore Lorenzo Suraci.
Il day after del Trasporto è un concentrato di soddisfazione. A partire dal capofacchino Sandro Rossi. «La squadra ha reagito benissimo – dice – ed era molto carica. È filato tutto liscio, i Facchini sono fortissimi». Mecarini ha visto in questo 3 settembre «una gioiosa macchina non da guerra, ma di pace, costituita da costruttore, ideatore, Facchini, forze dell’ordine e comune. Il Trasporto? Impeccabile: tempi rispettati, abbiamo recuperato un po’ di ritardo della partenza alle fermate, anche se la sosta in piazza del Plebiscito è durata 5 minuti più dello scorso anno. Poi però siamo andati come un treno». Il Trasporto è stato dedicato all’ideatore del Volo d’Angeli, Giuseppe Zucchi, e ai Facchini del ’67. Però c’è anche quella intima di Mecarini, «che ho portato nel cuore: a mia sorella Loretta, scomparsa il 6 ottobre. E a mia figlia e mia moglie, che mi sopportano tutto l’anno con Santa Rosa».
Alla fine del Trasporto, invece, le lacrime di Ascenzi. «Mi sono molto commosso – spiega – perché ho vissuto questo terzo anno di Gloria con grande armonia, che ho visto in tutto il Sodalizio e nella città. Se ci ripenso mi commuovo ancora. C’è stato anche un tocco femminile con miss Italia 2015, Alice Sabatini: è bella e semplice come questa Macchina. È stata una madrina eccezionale».
Anche l’altra macchina, quella della sicurezza, è andata come un treno. «Il momento è particolare – commenta Suraci – e abbiamo aggiunto qualcosina in più, ma credo fosse necessario. La gente era contenta, non abbiamo avuto alcun segnale di allarme. Le forze in campo? Circa 400 uomini che hanno iniziato a lavorare in turni già da sabato mattina». Infine il vescovo Lino Fumagalli, che ieri durante l’omelia ha ricordato Santa Rosa: «Dentro la Macchina c’era un’urna con 7 mila preghiere per lei. Nel momento in cui il numero dei fedeli diminuisce sempre più e la comunità ecclesiale viterbese rischia di sparire, servono uomini e donne esemplari. Come Santa Rosa».
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