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Il giudice dà ragione alla preside: "I panini fuori dalla mensa scolastica"

113137707-5434fa2a-40a0-427b-bdd2-52587c80d9b8.jpgGenova, prima sentenza. Ma i genitori querelano la dirigente per maltrattamentiNel primo scontro diretto in un tribunale di Genova la cosiddetta “battaglia del panino” fa registrare la vittoria della mensa. Ma la preside di una scuola della val Bisagno che ha visto, per il momento, riconosciuta la legittimità della sua decisione, rischia di dover rispondere anche penalmente per l’organizzazione degli alunni che si portano il pasto da casa, in alternativa alla refezione scolastica.

La vicenda inizia con la richiesta da parte di una famiglia (con un figlio alle elementari) di avere un’alternativa al servizio mensa.
«La preside cerca una soluzione – spiega l’avvocato Mario Scopesi, legale della dirigente – Così i bambini all’ora di pranzo vengono portati tutti in mensa, poi tornano in aula per mangiare la frutta mentre gli altri possono consumare il panino preparato dai genitori. Una decisione per evitare che entri in mensa cibo portato dall’esterno che non potrebbe essere controllato ».
Una scelta per non creare separazioni nette e discriminazioni tra gli alunni ma che non basta a placare i malumori.
Tanto che la famiglia si rivolge all’avvocato Giorgio Vecchione di Torino, noto per aver seguito altri casi sul tema, e presenta ricorso d’urgenza al tribunale civile per “ discriminazione e maltrattamenti”. « Sostenevano la modalità discriminante adottata dalla preside nei confronti della bambina che porta il panino da casa– continua l’avvocato Scopesi – E ribadendo che il momento della mensa fa parte a tutti gli effetti dell’offerta formativa anche per chi consuma il pasto domestico».
Il tribunale civile di Genova si esprime in favore della preside riconoscendole la corretta gestione ma la vicenda non si chiude. La famiglia non si arrende e decide di proseguire con una querela penale nei confronti della dirigente che l’avvocato Scopesi non è ancora riuscito a rintracciare. La procura potrebbe decidere di archiviarla non ravvisando ipotesi di reato. «Ci muoviamo su un terreno minato in cui i presidi

vengono abbandonati a loro stessi, in prima linea. Dalla direzione scolastica non è prevista alcuna direttiva – spiega Scopesi –. La dirigente si è mossa con tutte le precauzioni del caso, condividendo le modalità con il consiglio d’istituto e poi chiedendo un parere all’Avvocatura di Stato che si è espressa in suo favore».
L’articolo integrale sul giornale in edicola e su Repubblica +

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