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Il canto delle balene artiche è come il jazz. "Un repertorio melodico straordinario"

C’è “musica” sotto i ghiacci. Rispetto alle megattere “hanno molti più suoni, paragonabili per varietà agli uccelli canori e usati anche per accoppiarsi”, spiegano i ricercatori
NELLE notti polari di gennaio, sotto il ghiaccio dell’artico, il jazz risuona nelle profondità dell’oceano. Come Miles Davis, John Coltrane, Thelonius Monk e gli altri grandi, le balene artiche incantano e inventano con un reportorio di suoni mai scoperto prima: dalla mole enorme, questi straordinari animali sono i veri jazzisti del mare. Una sorta di “musica libera” usata per spostarsi, cacciare, accoppiarsi.
Lo ha scoperto un team di scienziati che per tre anni e quattro inverni ha studiato la popolazione delle balene di Spitsbergen (Norvegia) nell’Artico, scoprendo uno straordinario repertorio sonoro – ben più vasto di megattere o delfini – che ammonta a 184 tipi di canzoni uniche nel loro genere. Suoni mai uguali, capaci di variare per intensità e “calore” nelle vocalizzazioni  e rilevati anche per 24 ore al giorno.

Il canto delle balene artiche / 1

Per il team guidato da Kate Stafford dell’Università di Washington, autrice principale dello studio pubblicato su Biology Letters di Proceedings of the Royal Society, questi straordinari animali meno analizzati rispetto ad altre specie simili hanno una capacità musicale che per varietà e complessità è simile perfino a quella degli uccelli canori, rendendoli unici fra la maggior parte dei mammiferi. “Quando abbiamo messo gli idrofoni sotto il ghiaccio per registrare è stato incredibile, sembrava cantassero a voce alta”. Suoni su suoni, mai uguali di stagione in stagione.
“Crediamo siano animali dotati di un alfabeto con migliaia di suoni – racconta Stafford parlando delle Balaena mysticetus, note anche come balene della Groenlandia o artiche -. Le canzoni delle megattere, di struttura molto regolare e di una durata che va dai 20 ai 30 minuti, sono paragonabili alla musica classica; mentre quelle delle balene artiche, in grado di produrre un inciso musicale più breve, dai 45 secondi a due minuti, sono più varie e simili al jazz”.

Il canto delle balene artiche / 2

Improvvisano, inventano: una melodia differente può essere registrata da un momento all’altro. Questa incredibile capacità delle balene artiche, in grado di stupire con suoni magici udibili dai ricercatori soprattutto in inverno, quando i maschi si scatenano con canti distinti durante la stagione riproduttiva, non è stata facile da individuare. Le balene artiche sono infatti animali ricchi di grasso e a rischio, dato che fin dal 1600 sono “l’oggetto del desiderio” di cacciatori e balenieri. Fino a metà anni Sessanta, prima dei divieti, venivano uccisi migliaia di esemplari: allora erano oltre 50mila, oggi si stima siano poco più di 10mila.
In grado di superare i 20 metri di lunghezza, questi cetacei da centinaia di tonnellate di peso si creda possano vivere anche fino a 200 anni. Ma la loro vita non è semplice e la caccia e il difficile habitat naturale (sotto il ghiaccio) in cui vivono finora hanno impedito di studiarli a fondo, lasciando aperti ancora molti interrogativi sulla specie.
Per esempio, non si sa perché una singola balena canti una melodia diversa di stagione in stagione, così come non è chiaro perché varino le vocalizzazioni. “Ci sono molti misteri da risolvere” spiega Stafford specificando che non è stato possibile, attraverso le registrazioni degli idrofoni, contare e individuare tutte le singole balene studiate a Spitsbergen.
Sembrano avere un suono “più libero”, sostiene la ricercatrice. In ogni stagione, da novembre ad aprile, una nuova “playlist” (negli studi fatti dal 2010 al 2014) con canzoni “sempre diverse”. A volte simili a “un grido o un urlo a voce alta, altre al suono di una sirena della polizia”. Quei suoni per loro sono tutto: “I mammiferi marini vivono in un habitat tridimensionale dove le informazioni sonore e acustiche gli permettono di spostarsi, trovare cibo, comunicare, riprodursi”.
Per risolvere il mistero del jazz e dell’incredibile capacità sonora delle balene artiche adesso il team di Kate Stafford ha già in mente di usare “nuove tecnologie, non solo quelle che ci permettono di ascoltarle tutto l’anno, ma anche speciali sensori ed etichette radio da applicare sulle balene stesse”

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