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Il 4000 da pioniere di “Nepal”, alpinista a quattro zampe

Il proprietario Andrea Scherini è guida alpina ed è arrivato sulle creste del Breithorn. “Suo nonno era salito alla Capanna Margherita»

Andrea Scherini, 25 anni, di Sondrio, guida alpina e istruttore di nordic walking, impiegato in banca e laureando in Ingegneria matematica al Politecnico di Torino, racconta l’esperienza del 5 agosto con il suo cane «Nepal», un lupo cecoslovacco di tre anni: insieme hanno oltrepassato quota 4 mila, che per il miglior amico dell’uomo non è cosa comune. La coppia, accompagnata da due amici valtellinesi, è arrivata sulle due creste del Breithorn, una delle montagne di confine che separano la Valle d’Aosta dalla Svizzera, nel tratto fra il Cervino e il gruppo del Rosa. Una volta arrivato sul ghiacciaio di Plateau Rosa, il gruppo ha iniziato la salita verso le vette: in cordata, umana e canina. «Nepal era legato davanti a me con una corda da 4 metri – racconta -. Anche se è abituato fin da piccolo a seguirmi in montagna sulla neve per molte ore rispettando in modo preciso i miei ordini (è addestrato anche per la ricerca dei dispersi, ndr), in questo caso c’era l’incognita dell’alta quota: non sapevo se la sua percezione del pericolo dei crepacci sarebbe stata la stessa. So che non avrebbe avuto problemi di salita né sul ghiacciaio né sulle cresta sottile tra il Breithorn occidentale, a 4.165 metri e il Breithorn centrale, a 4.160 metri, ma la prudenza, per lui e per tutti gli altri, era importante».
Pioggia di selfie
Sulla capacità di Nepal di resistere a freddo e ghiaccio e al riverbero della luce, il suo padrone non ha dubbi: «È cresciuto facendo regolarmente attività con me in questi ambienti di montagna e non devo mettergli né protezioni alle zampe né schermi agli occhi». Durante la salita, circa due ore e mezza per la prima cima e poi mezz’ora per raggiungere la seconda, altre cordate, incuriosite, hanno chiesto informazioni sull’«alpinista a 4 zampe». Con conseguente pioggia di selfie. «Non sono mancate però le critiche di chi era prevenuto» .
Secondo Silvana Diverio, veterinaria dell’università di Perugia, responsabile del progetto sui cani da soccorso della Guardia di finanza, «un cane abituato accompagnato da un conduttore esperto può fronteggiare le avversità ambientali senza problemi». Scendendo sotto i 3.800 metri, il padrone ha poi sciolto Nepal dalla corda: «Uno spettacolo. Si è messo a correre e a rotolarsi sulla neve, impazzito di gioia». Prossime imprese in tandem? «Sicuramente – risponde – in Valle d’Aosta, perché ho il pallino dei 4 mila: vorrei fare con lui il Gran Paradiso e la capanna Margherita».
 
Quest’ultima meta, il rifugio più alto d’Europa, a 4.554 metri sul Monte Rosa, era già stata raggiunta dal nonno di Nepal. «Non ho trovato tracce scritte di quell’impresa, ma sembra sia così. Chissà, forse domenica scorsa qualcosa nel suo Dna si è risvegliato». Nel futuro alpinistico del lupo cecoslovacco, che è anche campione italiano, croato e internazionale di bellezza, si materializza il Monte Bianco. «Nel 2019».

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