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"Ho due figli, un mutuo e Ikea mi ha licenziato illegittimamente"

“È stato un fulmine a ciel sereno, una doccia fredda”. Claudio Amodio lavorava nello stabilimento Ikea di Bari da quasi undici anni. Qualche settimana fa è stato licenziato per aver trascorso “alcuni minuti oltre la mezz’ora di pausa da me regolarmente timbrata”, sottolinea.

Un provvedimento che, come il segretario regionale Marco Dell’Anna e il segretario nazionale Ivana Veronese, della Uiltucs (Unione italiana dei lavoratori turismo commercio servizi), il suo sindacato di riferimento, anche lui definisce “illegittimo”. Per questo ha deciso di impugnare il licenziamento. Quarant’anni, Claudio vive a Monopoli, con la moglie – “che fortunatamente ha un contratto di lavoro part time” – e i loro due figli, una bimba di 5 anni e un bimbo diciotto mesi. È stato assunto da Ikea, spiega ad HuffPost, quando lo stabilimento era ancora in fase di “build up, praticamente era ancora un cantiere”.

In che anno?
“Sono stato assunto il 20 novembre 2006 e lo stabilimento ha aperto i battenti il 14 febbraio del 2007”.
Che tipo di contratto aveva, Claudio, e di cosa si è occupato?
“In questi quasi undici anni, ho sempre lavorato nel settore logistica, in pratica mi sono occupato dello scarico delle merci e del riempimento di tutto il negozio. Quanto ai contratti, nei primi mesi, nel periodo cosiddetto di prova, sono stato assunto con un contratto part time a 20 ore a settimana, a tempo determinato. Ultimato il periodo di prova, ho ottenuto un contratto a tempo indeterminato, di 20 ore settimanali con aumento di 10 ore per esigenze di negozio, ma sempre stato tutto regolare, scritto. Dopo un altro tot di mesi, scusi ma non ricordo le date precise, ho avuto un contratto a trenta ore fisso e poi full time a tempo indeterminato”.

Le piaceva il suo lavoro?
“Sì e sono sempre stato a disposizione dell’azienda. Tenga presente che vivo a Monopoli e nel settore logistica si lavora, ovviamente su turni, dalle 5 del mattino alle 9 di sera. Quando avevo il turno delle 5, per poter raggiungere Bari mi alzavo alle tre e mezzo e in questi quasi undici anni, ogni giorno lavorativo, tra andata e ritorno, ho fatto un centinaio di chilometri per raggiungere lo stabilimento e, dopo il lavoro, tornare a casa”.

E dunque cosa è successo?
“Guardi, non ricordo molto”.
In che senso?
“Per me, ripeto, è stato come un fulmine a ciel sereno. Verso metà ottobre mi hanno dato, consegnandomela a mano, una lettera in cui mi si contestava qualcosa che è successo mesi prima, ad agosto”.
Esattamente, cosa le è stato contestato?
“Si parla di minuti trascorsi oltre la pausa di mezz’ora da me regolarmente timbrata”.
Quanti minuti, scusi?
“Non ricordo, non ho le carte adesso. Ma, come ho detto poco fa, si faceva riferimento a qualcosa che è successo mesi prima. Sfido chiunque a ricordare cosa ha fatto in un determinato giorno di tre mesi prima”.
Dopo la consegna della lettera di contestazione cosa è accaduto?
“Nel momento stesso in cui mi è stata consegnata la lettera di contestazione, sono stato sospeso, ho dovuto lasciare il mio posto di lavoro. Una sospensione cautelativa, durante la quale mi si retribuiva lo stipendio fino a nuova comunicazione dell’azienda”.
E lei cosa ha fatto?
“Nei giorni successivi, insieme al funzionario Uiltucs che si sta occupando del mio caso al quale mi ero rivolto, ho incontrato il mio responsabile diretto in Ikea e ho fornito le mie giustificazioni, anche alla presenza del manager delle risorse umane dello stabilimento. Qualche settimana dopo, intorno alla metà di novembre, non ricordo se il 13 o il 14, è arrivata la risposta dell’azienda”.
Cioè?
“Mi hanno licenziato perché si è interrotto il rapporto di fiducia. Ma si tratta di un provvedimento illegittimo”.
Perché?
“Guardi, io non mi ritengo chissà quale santo, ma ho sempre lavorato con molta devozione. No, non mi aspettavo una decisione del genere”.
Come sta adesso, Claudio?
“Non bene, anzi, lo scriva pure, male. Cerco di reagire, sia io che mia moglie cerchiamo di non far pesare ai bambini questa situazione che non ci aspettavamo potesse capitarci. Abbiamo fatto un mutuo per sistemare casa e adesso trovare un altro lavoro non sarà certo semplice. Ho sempre ritenuto Ikea un ottimo posto di lavoro, è sempre stata un’azienda attenta, la migliore nella quale io abbia lavorato. Mi sono sempre sentito trattato come in una famiglia, in questa grande scatola blu. Peccato che le cose siano andate così”.

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