Gli italiani sanno qual è il bene del loro Paese, che merita rispetto. E la Germania non calpesti la dignità dell’Italia, a cui non bisogna dare lezioni e che allo stesso tempo, però, non può lamentarsi delle misure di austerità prese da Bruxelles” dati i 19 miliardi di flessibilità e la non apertura di procedure per deficit. Il presidente della Commissione europea Jean Claude Juncker, in un’intervista ai media tedeschi di RedaktionsNetzwerk Deutschland (RND), interviene sulla situazione politica italiana, all’indomani del giuramento del governo Conte e dei suoi ministri e dopo il caso mediatico che lo ha visto protagonista nei giorni scorsi. A lui era stata infatti attribuita la frase “gli italiani devono occuparsi delle regioni più povere dell’Italia: il che significa più lavoro, meno corruzione e serietà”, poi rettificata e smentita dalla sua portavoce in quanto parole estrapolate “fuori dal loro contesto”. Una nuova bufera che aveva creato tensione tra la politica italiana e le istituzioni europee dopo le dichiarazioni del commissario Ue al Bilancio Gunther Oettinger che suggeriva come il tonfo dei mercati dovuto all’incertezza politica avrebbe indicato agli italiani di non votare per i populisti. Ma oggi Juncker insiste sul “rispetto per l’Italia” e invita anche gli altri interlocutori europei, e in particolare la Germania, a fare lo stesso.
“Non sono per niente d’accordo a dare lezioni a Roma“, perché “questo è stato troppo fatto con la Grecia, soprattutto da parte dei Paesi germanofoni, e la dignità del popolo greco è stata calpestata. Questo non deve ripetersi ora con l’Italia“. Che peraltro, finisce sotto attacco ancora una volta sulla copertina delloSpiegel (“Come l’Italia si autodistrugge e trascina l’Europa con sé”), pochi giorni dopo le accuse di essere “scroccona” (schnorrer) ai danni degli altri membri dell’Unione europea.
Il presidente della Commissione esprime anche apprezzamento per “il presidente Mattarella“, anche se “in questo contesto di crisi, non ho parlato con lui” per non “dare argomenti ai populisti che ci accusano di immischiarci da Bruxelles negli affari dell’Italia”. Nel caso italiano come in quello di altri Paesi dove al centro del dibattito politico si sono imposti partiti euroscettici, ha quindi ammesso il presidente dellaCommissione Ue, “mi trovo di fronte a un dilemma“, perché “se mi tengo in disparte non serve a niente, se intervengo non serve nemmeno a niente”. Juncker riconosce poi “che sia il M5S che la Lega sono alla fine ritornati sui loro passi per quanto riguarda l’uscita dell’Italia dall’Ue”, ma mette “in guardia i partiti politici tradizionali europei – cristianodemocratici, socialdemocratici e liberali, contro ogni deriva populista” perché “chi corre dietro ai populisti diventa tale ma, alle urne, l’originale sarà sempre preferito alla brutta copia“. “I politici – ha aggiunto – devono sapere mettersi di traverso sul cammino dell’elettore, anche se a volte li rende impopolari” perché “in una prospettiva storica una impopolarità passeggera non conta” e “al termine di una vita politica, si deve avere il sentimento di aver saputo dire ‘no’ al momento giusto”. Per questo, ha concluso Juncker, “mi aspetto dai responsabili politici europei che sbarrino la strada ai populisti, altrimenti il populismo rischia di distruggere la nostra Europa“.
Juncker poi, difendendo l’operato di Bruxelles nei confronti dell’Italia, specifica: “Ho introdotto delle clausole di flessibilità nel Patto di stabilità e crescita e l’Italia è stato il solo Paese ad averne beneficiato, sono 19 miliardi di euro che non sarebbero stati messi a disposizione di Roma quest’anno”. Inoltre, ha sottolineato il presidente della Commissione, “ho dovuto dar prova di molta persuasione per evitare che l’Italia non fosse oggetto di una procedura per deficit eccessivo” legata al debito. Specifica di non volere “assolutamente immischiarmi in questioni di politica interna italiana” e “sono contento di non essere intervenuto, anche se la tentazione è stata grande” e allo stesso tempo ammette: “Si può certo essere preoccupati da quanto sta succedendo a Roma, ma sono per una maniera serena di agire”, anche perché “ho una certezza: gli italiani hanno una percezione fina di quello che è bene per il loro Paese, se la caveranno”. E ridimensiona anche il panico spread e le turbolenze del mercati: “Sconsiglio a chiunque di tirare conclusioni politiche dalle agitazioni dei mercati” in quanto “gli attori finanziari perseguono interessi propri. Non c’è” il rischio di un ritorno a una crisi dell’euro, “le reazioni dei mercati sono irrazionali”, ha sottolineato, “gli investitori si sono sbagliati troppo spesso”.