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Gloria Pompili uccisa di botte e costretta a prostituirsi, la zia e il cognato in cella

La zia Loide Del Prete
di Laura Pesino
L’INCHIESTA
Forse ci sarà giustizia per Gloria, forse qualcuno pagherà per aver reso la sua vita un inferno fino a farla morire di botte, adagiata sul ciglio della strada che doveva ricondurla a casa. Ma è una giustizia che arriverà tardi purtroppo, come epilogo beffardo di una vita disperata. Certo è che in molti si sono affannati a dare a Gloria, da morta, quello che non aveva mai ricevuto da viva: considerazione e affetto.
IL BLITZ
Ora i suoi aguzzini hanno un nome e un volto, quello delle persone che le erano più vicine. Il cerchio si è stretto intorno ai primi due sospettati sui quali sin da subito si erano concentrate le indagini dei carabinieri. L’operazione è scattata ieri mattina e in carcere sono finiti Loide Del Prete e Saad Mohamed Mohamed. La prima: 39 anni, di Frosinone, cugina della madre; il secondo: il suo convivente nonché cognato della vittima, 23enne di nazionalità egiziana. Erano loro ad accompagnarla ogni giorno sul luogo di lavoro, costringendola a prostituirsi sulla strada, tra Anzio e Nettuno, e prendendole tutti i guadagni. Erano loro a massacrarla quotidianamente di botte per non lasciarle altra scelta se non quella di obbedire. E per mano loro Gloria, quella notte del 23 agosto, ha ricevuto i suoi ultimi colpi che le sono stati fatali.
I TEMPI
Non più di un’ora è trascorsa dalla brutale aggressione e il decesso. Forse Gloria quella sera non aveva guadagnato abbastanza, forse cercava di trattenere qualcosa per sé e per i due figli di 3 e 5 anni. Così la furia cieca si è scatenata su quel suo corpo esile che non ha retto all’ennesimo pestaggio che le ha procurato la rottura di una costola e la perforazione di fegato e milza. Gli investigatori ritengono che sia stata picchiata durante il viaggio da Anzio a Frosinone e che abbia poi accusato difficoltà a respirare quando l’auto condotta dall’egiziano aveva raggiunto il territorio di Prossedi. Qui Gloria è stata tirata fuori dall’abitacolo e adagiata sulla strada, dove è spirata senza che qualcuno si sia preoccupato di chiamare in tempo i soccorsi. A pochi metri i suoi bambini dormivano in auto. Poco più in là, nelle campagne vicine, i carabinieri hanno trovato un bastone con cui probabilmente era stata picchiata. Di lì in poi sono partite le complesse indagini coordinate dal sostituto procuratore Luigia Spinelli, che hanno scandagliato con non poca fatica il nucleo familiare e ricostruito la sua vita.
IL CONTESTO
Ne è emerso un quadro agghiacciante di degrado umano e sociale e un crescendo di violenza di cui la 23enne portava tutti i segni sul corpo. Gloria non poteva ribellarsi, non aveva la forza e neppure le possibilità. Era una giovane donna che cercava di crescere i suoi figli e ogni giorno copriva i segni delle botte inventando scuse per non raccontare la verità. Anche i servizi sociali avevano cercato di aiutarla, ma non erano ancora riusciti a inquadrare la gravità di quanto accadeva. Quando era piccola Gloria era stata abbandonata dai genitori e affidata a una casa famiglia fino ai 18 anni, quando aveva cercato di rifarsi una vita con un uomo e dei figli. Ma era rimasta presto sola, con il compagno in carcere, senza un soldo e senza lavoro, e si era affidata all’unica parente che le era vicina, Loide Del Prete. Aveva sposato il fratello del suo convivente, sul cui ruolo gli investigatori stanno indagando. E poi era stata avviata all’attività di prostituzione. Per i familiari era solo una risorsa da mettere a reddito. E lei per paura, senza altra speranza e possibilità, non aveva potuto fare altro che sottomettersi a quella vita che altri avevano scelto per lei. Così Gloria è morta giorno dopo giorno sapendo che non poteva fidarsi di nessuno. Ora la zia e il cognato egiziano, difesi dall’avvocato Filippo Misserville, sono accusati di omicidio come conseguenza di maltrattamenti e di sfruttamento aggravato della prostituzione.
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