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Glenn Close e quelle donne prefemministe: “Penso alle mie nonne che sognavano di essere qualcuno”

Come riportato del prestigioso giornale Repubblica.it si va Verso gli Oscar. Quest’anno la corsa all’Academy Award presenta dieci performance femminili eccezionali, andiamo a conoscerle una per una partendo dalla favorita, la veterana attrice di ‘Attrazione fatale’ nominata 7 volte e che per questa nomination ha un portafortuna veramente specialedi SILVIA BIZIO

C’è chi dice: “Glenn Close non ha bisogno di vincere un Oscar”. Ha vinto premi Emmy, Tony, Golden Globe, Sag, Bafta, è tra le attrici viventi più ammirate e celebrate, una splendida carriera soprattutto a teatro e nel cinema iniziata negli anni 70 e culminata nel 1987 con la celebre pazza d’amore (per Michael Douglas) di Attrazione fatale. Forse lo si dice per scaramanzia, non ha bisogno di un Oscar: perché con sette candidature come miglior attrice (da Il mondo secondo Garp nel 1982 all’attuale The Wife – Vivere nell’ombra), Close è l’attrice che ha ricevuto il maggior numero di nomination senza mai vincere. È giunto il suo momento, pensano tutti, e che sia favorita all’Oscar finalmente lo dicono la sua vittoria, sempre per The Wife, al Golden Globe e ai Sag (il premio del sindacato attori, molti dei quali votano anche per l’Oscar).

Golden Globe, Glenn Close: “Noi donne dobbiamo seguire i nostri sogni. Dobbiamo poterci realizzare”


Glenn Close, nata in Connecticut il 19 marzo 1947, sfoggia tutto il suo talento nel film del regista svedese Bjorn Runge – tratto dall’omonimo romanzo di Meg Wolitzer – in cui interpreta Joan, la moglie di uno scrittore acclamato (Jonathan Pryce) che ha appena ricevuto notizia di aver vinto il Nobel per la letteratura e che dopo 40 anni trascorsi a sacrificare la propria identità e creatività per la carriera letteraria del marito, inizia a rimettere tutto in questione: un’altra donna di talento bloccata dalle norme sociali. “Capisco quelle donne che hanno dedicato tutte se stesse ai loro compagni rinunciando a realizzarsi” dice l’attrice incontrata a Los Angeles per il lancio del film e poi subito dopo la sua vittoria ai Golden Globe. Da molti anni, dopo una vita passata a New York, ha scelto di vivere in un ranch in Montana. “È praticamente quello che fece mia madre, è quello che si faceva allora. E ricordo l’epoca in cui una donna o si sposava o diventava insegnante, infermiera o segretaria. Questo sacrificio, questa abnegazione è qualcosa che capisco e che volevo esplorare attraverso il personaggio”.

‘The Wife – Vivere nell’ombra’, l’annuncio del Nobel


Schiva, timida, mai una concessione al gossip nel corso della sua lunga carriera pur essendo stata sposata, e divorziata, quattro volte – madre di una figlia Annie Maude Starke che nel film interpreta Joan giovane. “Sono stata sommersa di complimenti e accalorate reazioni della gente nei confronti di Joan. La gente mi viene vicina, che so, all’areoporto, al ristorante, vogliono parlare di Joan. E vogliono parlare del discorso che ho fatto ai Golden Globe, sulla rivendicazione del potere delle donne e del loro ruolo nella società di oggi. Un bellissimo momento per me, irripetibile”. In quel discorso ha ricordato sua madre, sua fonte di ispirazione: “L’ho vista lasciare il posto di guida a mio padre, in tutti i sensi, per tutta la vita, e questo atteggiamento è finito nel mio Dna. Per tutta quella generazione diciamo prefemminista era come era. Era la norma. The Wife mi ha spinto a ripensare alle mie due nonne, due donne insoddisfatte, che non sono riuscite a realizzarsi. Una aveva una splendida voce da cantante, ma non le venne permesso di studiare musica, l’altra, il cui anello di matrimonio lo tengo al dito come portafortuna, sognava di diventare un’attrice”.

Glenn Close e quelle donne prefemministe: "Penso alle mie nonne che sognavano di essere qualcuno"

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È stata proprio questa nonna a suggerire alla giovane Glenn di diventare attrice e che ha ispirato il personaggio nel suo primo ruolo al cinema, Il mondo secondo Garp: recitava la madre di Robin Williams, una pioniera del femminismo anche se aveva appena quattro anni più del rimpianto Williams. Un inizio relativamente tardivo al cinema (ma dopo anni di successi in teatro): aveva 35 anni. “Chi è questa attrice fantastica che sembra venire dal nulla?” titolò il New York Magazine per un profilo su di lei nel 1982. In realtà era già stata candidata al premio Tony per il musical Barnum e aveva vinto un Obie per il ruolo di una donna vittoriana che vive sotto spoglie di uomo in The Singular Life of Albert Nobbs, tre anni fa lo ha portato al cinema ottenendo così la sesta candidatura all’Oscar. La gamma di personaggi e generi in cui si è cimentata è impressionante: ha recitato una donna  travestita da uomo (Nobbs), una Crudelia Demon molto sopra le righe nella versione live action de La carica dei 101, è stata l’unica a dare a Michael Douglas quel che si meritava in Attrazione Fatale. Rese credibile la scelta di spingere il marito nelle braccia dell’amica single che voleva avere un figlio ne Il grande freddo(lui era Kevin Kline). Se le chiediamo quali siano le sue attese per la cerimonia gli Oscar del 24 febbraio: “No, non me lo chieda, non ci voglio pensare! – dice arrossendo, con quel suo sorriso dolce, profondo e sapiente – Non nego che aggiungere un Oscar al mio carnet mi farebbe piacere, sarei un’ipocrita e una bugiarda se dicessi il contrario. Ma alla mie veneranda età non voglio farmi prendere la mano dalle ambizioni, dalla smania di venir riconosciuta, premiata, adulata. Ma penso anche a Joan di The Wife, vede il marito adulato ai Nobel, la fedeltà alla ‘causà sarà il perno su cui fa leva la forza del carattere del personaggio. Io comunque ho avuto tutto il successo che potevo ottenere, una splendida carriera, tanti meravigliosi ruoli, un lavoro che amo. La mia generazione fortunata ringrazia tutte le nonne e madri che hanno taciuto troppo a lungo”.

FONTE: REPUBBLICA.IT https://www.repubblica.it/spettacoli/cinema/2019/02/01/news/glenn_close-218006298/?ref=RHPPRT-BS-I0-C4-P1-S1.4-T1

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