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Gentiloni, "L'Italia si è rimessa in moto. Un'interruzione brusca della legislatura sarebbe stata devastante"

Durante la conferenza stampa di fine anno il premier traccia un bilancio: “Abbiamo dimostrato che c’è una sinistra di governo al servizio del Paese”

ROMA – “Ho raggiunto il mio primo obiettivo, una conclusione ordinata della legislatura”. Sembra un bilancio minimo, quello che Paolo Gentiloni ha deciso di tracciare alla fine del suo percorso da presidente del Consiglio. Ma non lo è. “A qualcuno potrà sembrare una mania – spiega il premier alla conferenza stampa di fine anno –  ma c’è di mezzo la Costituzione. Evitare interruzioni brusche della legislatura era fondamentale in un momento delicato, in cui l’economia italiana stava leccandosi le ferite, riprendendo fiato e rimettendosi a correre. Sarebbero stati gravi, direi devastanti, interruzioni traumatiche, esercizi provvisori”.
Gentiloni parla di una legislatura fruttuosa e di “un’Italia che si è rimessa in moto dopo la più grave crisi del dopoguerra”. Il merito principale però, spiega con perfetto understatement, “è delle famiglie italiane, delle imprese italiane, del lavoro di chi studia, di chi si prende cura delle persone. La politica deve avere un certo ritegno nell’immaginare che queste tendenze siano merito diretto di questa o quella iniziativa”.
E però, il premier rivendica gli sforzi del suo governo, parla del recupero di posti di lavoro (“Sebbene ci siano stati passi avanti sul fronte dell’occupazione, c’è poco da rallegrarsi e tanto c’è da insistere”),  difende l’operato sulle banche: “C’è chi dice che abbiamo messo soldi pubblici per salvarle, ma in realtà si è trattato di salvare il risparmio, tutelare intere aree, altro che regalare soldi ai mariuoli. E lo abbiamo fatto spendendo una frazione minima di quello che altri Paesi hanno speso per salvare i loro istituiti di credito, in condizioni molto difficili per via delle nuove regole europee”.
La prossima legislatura – per Gentiloni – dovrà “proseguire questa ripresa di crescita economica e in più lavorare sulla ricucitura delle relazioni sociali, sulla creazione di nuovi posti di lavoro, sulla riduzione delle diseguaglianze”.
Il premier loda i suoi ministri: “Da Letta a Renzi a me, abbiamo dimostrato che c’è una sinistra di governo a disposizione del Paese”. Si sofferma su quelli che considera successi: le norme industria 4.0, la legge sul caporalato, gli sgravi per le assunzioni dei

giovani al sud, le politiche sull’immigrazione (“il processo da quella disordinata e gestita dai trafficanti a quella ordinata e controllata è un passaggio epocale, ci sono ancora troppi morti in mare, ma sono diminuiti insieme agli sbarchi”).

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