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Frosinone, urbanistica "L'ex dirigente Acanfora aveva una segretaria abusiva"

di PIERFEDERICO PERNARELLA
Per quattro anni avrebbe svolto le mansioni di segretaria negli uffici pubblici, senza che nessuno si accorgesse o segnalasse che non aveva alcun titolo per farlo. Come ora, soltanto ora, contesta il Comune. La saga del licenziamento del dirigente Francesco Acanfora si arricchisce di un nuovo avvincente capitolo: quello dell’assistente «abusiva». Così sostiene l’ente del capoluogo che ha avviato un nuovo procedimento disciplinare nei confronti dell’ex responsabile del settore lavori pubblici licenziato per giusta causa lo scorso giugno. Quest’ennesimo procedimento è stato avviato perché Acanfora ha impugnato il licenziamento e chiesto la reintegra al posto di lavoro, ma per il Comune, insieme ai precedenti già contestati, ci sono altri motivi perché questo non potrebbe avvenire. La storia della segretaria è uno dei principali.
LA SCOPERTA
La vicenda è venuta fuori perché, come riportato negli atti, il segretario generale Angelo Scimé, assumendo l’incarico ad interim di dirigente dei lavori pubblici dopo il licenziamento di Acanfora, è venuto a conoscenza del fatto che, «almeno dal 2013», una donna, senza alcun contratto di lavoro, aveva svolto mansioni di segretaria negli uffici diretti dall’architetto: «Ha archiviato documenti, curato i rapporti con i professionisti, ha avuto contatti con gli altri dipendenti». Questo è quanto riferito dai dipendenti ascoltati nel corso dell’indagine interna. Gli stessi hanno aggiunto che la segretaria era presente negli uffici almeno un paio di volte a settimana, con una postazione tutta sua, dotata di computer, in una stanza attigua a quella del dirigente. La stessa, ha detto un dipendente, era anche in possesso delle chiavi di accesso alle stanze di Acanfora. Dal giorno del licenziamento nessuno l’ha più vista. Convocata in Comune per verificare la veridicità dei fatti, l’interessata ha confermato la sua prestazione gratuita negli uffici almeno un paio di volte alla settimana.
Il Comune, quindi, alla luce di tali circostanze, in prima istanza contesta all’ex dirigente di aver permesso alla donna di lavorare presso gli uffici, prima del settore lavori pubblici e poi dell’urbanistica, senza un contratto di lavoro, consentendole di accedere a dati riservati delle innumerevoli pratiche. Ma non è tutto.
IL CONFLITTO DI INTERESSI
È emerso infatti che la donna, oltre ad avere un contratto con la cooperativa che gestisce la biblioteca comunale, ha avuto anche rapporti di lavoro, come addetta alla comunicazione, con lo studio di architettura Dama srl. Un lavoro che la donna aveva trovato grazie all’aiuto di Acanfora. È lei stessa a riferirlo all’ufficio procedimenti disciplinari: «La prestazione gratuita che veniva fatta all’architetto Acanfora derivava oltre che dalla stima nei confronti dello stesso, anche a seguito di un aiuto che mi aveva fornito nell’ambito della prestazione occasionale con l’architetto Mariano Mari».
GLI INCARICHI
L’architetto Mariano Mari è il legale rappresentante della società Dama srl. Il dirigente dell’ufficio procedimenti disciplinari Giannotti rileva che la «situazione di contrasto» tra il rapporto con la società Dama e la presenza della donna negli uffici pubblici è «accentuata da una serie di incarichi attribuiti alla Dama in via diretta in questi anni, già richiamati nella procedente contestazione disciplinare del 13.06.2017, che oggettivamente gettano un’ombra di forte sospetto sulla terzietà delle scelte effettuate nel tempo dal dirigente Acanfora e sulla mancata rotazione degli incarichi». Il Comune fa un paio di conti: a partire dal 2013 alla Dama sono stati assegnati incarichi per un totale di circa 196mila euro, incarichi che l’ufficio procedimenti disciplinari giudica illegittimi, con riferimento a quelli di supporto al Rup. E non è tutto: forse la vicenda potrebbe prendere altre pieghe. In un passaggio del procedimento disciplinare il Comune fa sapere che si riserva di accertare, attraverso l’Agenzia delle Entrate, se la donna sia stata o meno retribuita dalla società Dama: «Nel qual caso – si legge – il suo comportamento sarebbe ancora più grave, tale da non escludere l’intervento di autorità diversa da quella civile».
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