EXITO STYLE

Foodora lascia l'Italia: "Mercato limitato e troppa concorrenza"

foodora lascia l’Italia (ma anche l’Australia, l’Olanda e la Francia) per puntare sui mercati in maggiore crescita che garantiscono migliori condizioni di sviluppo. Delivery Hero, la holding dietro le piattaforme di consegne a domicilio, ha dichiarato che “il mercato italiano non è profittevole”: l’ultimo semestre si era chiuso a livello internazionale con un aumento dei ricavi del 60 per cento rispetto all’anno passato, ma evidentemente non tutte le regioni sono ugualmente remunerative.
La ragione della scelta, da parte del colosso tedesco, non risiede però nel quadro normativo italiano e neanche nel braccio di ferro sul Decreto Dignità portato avanti con Movimento 5 Stelle e Lega. Semplicemente l’Italia non è un mercato vantaggioso.
«La strategia di Delivery hero – scrive Emanuel Pallua, il coofondatore di Foodora – è quella di operare in modo economicamente efficiente, con focus su crescita e posizione di leadership in tutti i mercati in cui opera. In Italia questo obiettivo è ora difficile da raggiungere con investimenti ragionevoli». Nel nostro paese l’attività di food delivery si scontrano con «necessità normative complicate, ma sopratutto con un mercato ancora limitato e con una diffusa concorrenza».

Pioggia o neve, la consegna della cena a casa ordinata tramite app sarà sempre puntuale. Peccato che per i lavoratori, in bici o in motorino, non ci siano tutele. «Siamo pagati a cottimo, senza sostegno per le spese mediche». Questo e altri casi di lavori da incubo nel libro denuncia Italian Job

«Per quanto riguarda l’Italia – aggiunge Pallua – siamo consapevoli dei risultati raggiunti finora per cui stiamo valutando possibili acquirenti. Questo annuncio non ha conseguenze sul servizio e sulle modalità con cui operiamo. La nostra piattaforma, il servizio dei ristoranti e i riders sono operativi come sempre. La nostra principale priorità è assicurare un futuro di successo anche con una nuova proprietà».
Da tempo le delicate contrattazioni sul Decreto Dignità avevano acceso i riflettori sulle condizioni di lavoro dei riders delle varie Deliveroo, Foodora, Glovo. Nel giugno scorso proprio  l’amministratore delegato di Foodora Italia, Gianluca Cocco, aveva dichiarato che, «con il decreto Di Maio sui rider, Foodora sarebbe costretta a lasciare l’Italia», parlando di «una demonizzazione della tecnologia che ha dell’incredibile, quasi medievale e in contraddizione con lo spirito modernista del Movimento 5 stelle».
Cosa succede adesso?
In Italia, Francia e Olanda il servizio di consegna di Foodora proseguirà di pari passo con la ricerca di un nuovo acquirente. Divero i caso australiano dove, a partire dal 20 agosto, i rider di Foodora spariranno dalle strade.

POST A COMMENT