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Facebook, controlli più stretti su contenuti e privacy

Disinformazione e manipolazione delle masse, abuso dei dati personali e assalti alla privacy. Sono questi i problemi che Facebook deve affrontare e risolvere per rispondere alle critiche e mantenere la propria posizione nel mondo.

È l’azienda stessa a prenderne atto, in un lungo post dedicato alle questioni più scottanti, a quanto è stato fatto finora per affrontarle e a quali siano gli obiettivi da perseguire in futuro. Una pubblicazione che vuole rispondere alle numerose critiche, ormai piuttosto frequenti, secondo cui Facebook non fa abbastanza per affrontare certi problemi.

Disinformazione elettorale

L’elefante nella stanza è sicuramente la questione elettorale. È ormai noto e assodato che il social network più famoso del mondo è stato usato in più occasioni per far azioni mirate a sbilanciare le elezioni in diversi paesi. Non è possibile dimostrare se e quanti elettori abbiano deciso in virtù delle fake news virali, ma il semplice fatto che certe azioni esistano è sufficiente a far suonare gli allarmi.

Nessun paese, infatti, tollera di buon grado che gruppi esterni o politici locali cerchino di influenzare l’elettorato fuori dai sistemi tradizionali – in altre parole fuori dalle campagne elettorali e dalle loro regole. Le risposte di Facebook sono arrivate in ritardo, ma ormai sono milioni gli account chiusi ogni giorno, e sono state attivate molte iniziative per limitare la circolazione di notizie false. Un sforzo per cui Facebook si è anche affidata a consulenti esterni super partes, sviluppando allo stesso tempo algoritmi sempre più sofisticati per rendere i filtri automatici più efficaci.

Parlare di Facebook significa parlare di dati personali, dalla fotografie ai locali che frequentiamo, passando per liste di parenti e amici, o per i film che vediamo. Facebook, anche e soprattutto in risposta all’introduzione del GDPR, ha introdotto negli ultimi mesi nuovi strumenti per il controllo della privacy.

XKCD: Social Media

Sono più potenti e più fini, ma c’è ancora una cosa che il social network non sembra voler fare: non hanno ancora messo come default le impostazioni più rigide. Al momento, dunque, chi è più attento alla questione può effettivamente regolare le impostazioni nel modo migliore, ma la maggior parte delle persone deve accontentarsi del livello di protezione che sceglie Facebook.Controllo dei contenuti

Le fake news non sono gli unici contenuti problematici online. Ce ne sono molti altri, e per questo Facebook ha altri sistemi di Intelligenza Artificiale oltre a circa 30.000 persone che controllano le pubblicazioni e decidono se violano le linee guida. Secondo l’azienda questo sistema permette di bloccare “il 99% dei contenuti relazionati al terrorismo prima che sia segnalato, il 97% dei contenuti violenti o estremi, il 96% della nudità”.

L’azienda ha anche inserito più strumenti di segnalazione: per esempio è ora possibile segnalare un post se si ritiene che un’altra persone sia vittima di bullismo, mentre prima era possibile solo se eravamo noi a subire la violenza.

Facebook ha inoltre aggiornato più volte i propri standard e le linee guida, aggiungendo una sempre più vasta gamma di contenuti a quelli sgraditi. L’azienda cita il caso del Myanmar, paese che recentemente ha vissuto situazioni difficili, nelle quali Facebook ha avuto un ruolo centrale.

Al singolo utente, poi, sono stati dati strumenti di controllo più preciso sul newsfeed, con la possibilità di non seguire più qualcuno, bloccare certe parole o così via. Purtroppo però l’unica impostazione predefinita è quella che ci mostra i post che secondo Facebook sono i più interessanti per noi. Solo su desktop è possibile, per esempio, vedere gli ultimi post in ordine cronologico. Basterebbe poco a modificare questa voce e restituire all’utente pieno controllo sul newsfeed.

Trasparenza negli annunci

Come molti avranno notato, per la maggior parte delle pubblicità su Facebook è possibile scoprire chi le ha pubblicate e perché hanno raggiunto proprio noi. Uno sforzo di trasparenza importante sopratutto in periodi elettorali, a riprendere il tema di cui sopra. È una buona cosa, ma per qualche ragione qualche giorno fa Facebook ha fatto un passo indietro, riducendo la possibilità di scoprire informazioni sulle campagne politiche.

I sistemi di trasparenza avevano permesso di “scovare” organizzazioni politiche (legittime e non) che usavano le campagne Facebook in modo discutibile. Ora questi strumenti non sono più disponibili, e per Facebook si è trattato di bloccare strumenti di cui si poteva abusare – affermazione che di per sé non è certo sbagliata. Le organizzazioni che si occupano di trasparenza, però, ora devono fare affidamento solo agli strumenti interni a Facebook, che per alcuni esperti sono inadeguati.

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