Si tratta in extremis. La mossa del ministro a poche ore dal crac. La promessa alla Regione: “Paghe garantite”


“Ora si gioca a carte scoperte, finalmente direi. Anche perché di balletti ne abbiamo visti troppi”. Tira un sospiro di sollievo Bruno Papignani, segretario generale della Fiom dell’Emilia Romagna, di fronte alla convocazione da parte del ministero dello Sviluppo economico di un tavolo per salvare Industria italiana autobus (440 dipendenti tra Bologna e Avellino).

La notizia è arrivata ieri mattina in zona Cesarini, a poche ore dalla quasi certa chiusura dell’azienda pronta a deliberare la messa in liquidazione. Una buona notizia, dunque. “Un primo risultato” per la Fiom che sabato aveva fatto appello al vescovo, al sindaco e al governatore. E d’altra parte segnali incoraggianti sono contenuti nella stessa convocazione del tavolo. L’appuntamento al ministero è “per le 8 e 30”, l’invito è per la direzione d’azienda, i sindacati e “Invitalia”. L’orario anticipa l’assemblea dei soci di Iia di due ore, e questo significa che Luigi Di Maio cercherà di evitare che la proprietà decida per la messa in liquidazione dell’azienda, che porrebbe fine alla storia centenaria dell’ex Bredamenarini e lascerebbe a casa 440 lavoratori.

Inoltre, la presenza di Invitalia (Agenzia nazionale per lo sviluppo d’impresa, di proprietà pubblica) fa pensare che il Governo è disposto a mettere sul piatto del capitale. Insomma di carne al fuoco ce ne sarà tanta e i lavoratori si aspettano la svolta per la quale si sono battuti per mesi. Ora tutto dipende dalla solidità della proposta del Governo e dalla strategia di Iia, che ieri ha accolto con favore la convocazione a Roma. In ballo ci sono commesse già in cantiere per 250 milioni di euro, 150 posti di lavoro in Emilia e 290 in Campania. In altri termini il futuro di un pezzo d’industria che si occupa di trasporto.

Due mesi fa il ministero aveva annunciato una svolta nella trattativa. Si era parlato di un piano (in parte ereditato dal vecchio Governo) per l’ingresso di nuovi soci in grado di mettere in minoranza l’attuale patron Stefano Del Rosso. Si era parlato di quote pubbliche e di imprenditori pronti ad entrare in partita come il bolognese Valerio Gruppioni (patron di della Sira). Poi era calato il silenzio, e sulla vicenda erano partite le accuse incrociate e gli appelli alla responsabilità.

Con la convocazione di ieri si sono stemperati anche i toni e pare avere più spazio la diplomazia. Ieri c’è stato anche uno scambio di telefonate tra gli uffici del governatore Stefano Bonaccini (che nei giorni scorsi aveva detto di essere disposto a metterci un milione e 600 mila euro) e quelli del ministero. Dalle stanze di Di Maio sarebbero arrivate le prime rassicurazioni. Il Governo avrebbe intenzione di garantire almeno gli stipendi dei dipendenti che, il 10 agosto scorso, si sono visti ridurre del 30% la busta paga e che in questi giorni attendono il mese di agosto. Secondo molti questo potrebbe bloccare la decisione di messa in liquidazione dell’azienda, almeno nell’immediato. Non si tratterebbe della soluzione definitiva della vertenza, ma consentirebbe alle parti di avere ancora del tempo. Resta ancora da capire se il governo ha un piano per evitare il fallimento e dare un futuro solido all’industria italiana auto