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Epidemia di legionella a Bresso, i casi salgono a 46. Al via le analisi di massa in tutti i condomini

Metà dei pazienti sono ancora in ospedale. Tre i casi che si sono rivelati mortali


Continua a salire il numero di persone coinvolte nell’epidemia di legionella a Bresso, 27mila abitanti alle porte di Milano: a lunedì pomeriggio, due settimane dopo l’accertamento dei primi casi, i malati hanno raggiunto quota 46. Di questi, la metà è ancora ricoverata in ospedale, tra il Niguarda e il Sacco di Milano, il Bassini di Cinisello Balsamo, il San Gerardo di Monza e il Mater Domini di Catanzaro. Quest’ultimo caso riguarda infatti un cittadino bressese che ha iniziato a manifestare i primi sintomi durante una vacanza in Calabria: di lì, il ricovero nella struttura catanzarese. Per cercare di trovare la causa dei contagi, e fermare l’epidemia, il sindaco in accordo con gli amministratori di condominio ha deciso di procedere, allora, con le analisi “di massa” di tutti gli impianti idrici bressesi.
Perchè, nel giro di appena quindici giorni, nel comune alle porte di Milano si siano verificati così tanti casi di legionellosi – di cui tre, finora, mortali – è ancora un mistero. Che si infittisce dopo ogni segnalazione di un nuovo paziente: tra domenica e lunedì sono stati 6 i casi nuovi che sono stati presi in carico dai sanitari. Non solo: anche a Milano, un consigliere del municipio 9 (che confina con Bresso) è stato contagiato. Si tratta Maurizio La Loggia, eletto in quota Forza Italia e ricoverato da qualche giorno al Policlinico: il caso è escluso dal conteggio bressese poichè il paziente risiede a Milano. Dalle prime informazioni, però, il consigliere forzista frequenterebbe spesso Bresso, per ragioni personali: l’ipotesi, allora, è che anche lui sia stato contagiato nel comune dell’hinterland di Milano.
L’Ats metropolitana di Milano ha effettuato numerosi campionamenti nelle abitazioni dei malati, che in molti casi vivono nella zona a sud est del centro storico della cittadina, nonché in alcuni luoghi pubblici. Finora, però, non sono ancora arrivati i risultati definitivi dei campionamenti, se non in pochissimi casi: solo in una casa e in una fontana di fronte alla parrocchia centrale del paese, la legionella pneumophila (il batterio responsabile dei contagi, che vive nell’acqua tra i 25 e i 55 gradi, e si annida in tubature e condizionatori) è stato allora riscontrato. Proprio per questo l’amministrazione bressese, guidata dal sindaco Simone Cairo, insieme con l’Ats oggi ha incontrato tutti gli amministratori di condominio. Per procedere con campionamenti “di massa” di tutti i condomini, gli stabili e gli appartamenti della cittadina: la decisione segue quella presa dal Comune già la settimana scorsa, di inviare nelle case popolari e degli anziani seguiti dall’assistenza domiciliare i volontari della Protezione Civile. Il mandato, in quel caso, era di fare – armati di tuta, mascherina e prodotto specifico – la bonifica degli impianti delle case dove vivevano i cittadini con più di 65 anni, i più a rischio di contrarre la malattia.
L’obiettivo è cercare di estirpare, alla radice, la causa dei contagi. Che rischiano di salire ancora, se l’origine non verrà rintracciata a breve: il consorzio Cap, che controlla l’acquedotto bressese, ha comunciato nei giorni scorsi di aver effettuato 13 campionamenti nella sua rete, tutti risultati negativi. Mentre l’Ats, dal canto suo, al momento nei laboratori di via Juvara a Milano ha in coltura 426 campioni prelevati presso 41 abitazioni e 29 luoghi esterni: i risultati sono attesi nei prossimi giorni.
Sul caso nei giorni scorsi anche la procura di Milano ha acceso un faro, avviando degli accertamenti per cercare di capire come mai, a distanza di quattro anni, a Bresso il problema si sia ripresentato: già nel 2014, infatti, nella cittadina c’erano stati diversi ammalati a causa della legionella. In quel caso, però, i pazienti sono stati segnalati nell’arco di diversi mesi, e solo in un caso la malattia ha avuto esito mortale.

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