EXITO STYLE

Entro il 2027 i robot svolgeranno IL 50% dei nsotri lavori

Secondo l’organizzazione non-profit, l’automazione creerà più posti di lavoro di quanti ne sostituisce. In Germania è già successo


Entro sette anni i robot svolgeranno più di metà dei lavori attualmente esistenti, eppure nessuno dovrà rimanere disoccupato. A rassicurare il mercato sono le proiezioni raccolte in uno studio del World Economic Forum, il quale prevede in cinque anni la creazione di 133 milioni di nuove posizioni lavorative, a fronte dell’automazione di 75 milioni di mansioni. Un conto netto di 58 milioni di nuovi posti, più specializzati, a patto però che gli Stati investano nella formazione dei lavoratori.

È già stata ribattezzata «quarta rivoluzione industriale» e negli ultimi anni è stata causa di apprensione tra chi teme di vedere il proprio lavoro sostituito da una macchina. Ma la storia si ripete e, come in passato, l’evoluzione delle tecniche di produzione potrebbe avere l’effetto di creare molti più posti di lavoro di quanti non se ne perdano. Ne sono convinti i responsabili delle risorse umane e i top strategy executive di 12 industrie e 20 economie sviluppate ed emergenti (che insieme rappresentano il 70% del PIL globale), sulle cui analisi si basa lo studio.

Più 133 milioni di posti di lavoro entro il 2022: l’evoluzione del mercato del lavoro porterà con sé una grande espansione dei ruoli legati all’information technology. I più richiesti, secondo le proiezioni del Wef, saranno gli esperti di analisi dei dati e gli scienziati, seguiti da esperti in intelligenza artificiale e manager gestionali. A seguire gli sviluppatori di software e i professionisti dei settori vendite e marketing.

A scomparire invece saranno 75 milioni di posti di lavoro, a partire dagli addetti all’inserimento manuale dei dati in sistemi informatici e a chi svolge compiti amministrativi come la gestione delle buste paga e dei libri contabili. Mansioni di facile apprendimento per le macchine che, in un contesto di scalabilità dei costi, più lavorano e meno costano.

In termini di ore di lavoro, oggi il rapporto uomo-macchina è di 71 a 29. Ovvero, solo il 29 per cento del lavoro complessivo è svolto da robot, mentre il 71 per cento è ancora in mano a esseri umani. Ma secondo le previsioni del Wef, entro il 2025 questa proporzione cambierà sensibilmente e il 52 per cento delle ore di lavoro saranno svolte da sistemi automatizzati.

Tra questi, a diffondersi maggiormente saranno i macchinari statici (37%), già molto utilizzati nel mercato automobilistico e aerospaziale, così come i robot di terra (33%), capaci di spostare automaticamente i componenti della produzione all’interno degli stabilimenti. Nel settore dei servizi finanziari e d’investimento si prevede invece la crescente diffusione di robot umanoidi (23%), che grazie all’intelligenza artificiale e alla disponibilità dei big data, sono in grado di fare previsioni economiche e comporre strategie finanziare grazie all’applicazione di modelli statistici.

 

 

Le previsioni fornite dal World Economic Forum sembrano trovare conforto anche in altri studi, tra cui quello condotto dal Centro per la ricerca economica europea (Zew) di Mannheim, Germania, e commissionato dal Ministero per l’istruzione e la ricerca tedesco, che analizza l’impatto dell’automazione sul mercato del lavoro. La Germania oggi è la terza industria al mondo per automazione e ciononostante, secondo il centro studi, nel 2017 ha raggiunto il numero massimo di occupati dalla riunificazione del Paese: 44 milioni di posti di lavoro.

«Complessivamente, la digitalizzazione tra il 2011 e il 2016 ha in realtà contribuito alla crescita per almeno l’uno per cento», nota nella ricerca Terry Gregory, membro del dipartimento di ricerca sul mercato del lavoro dell’istituto tedesco. Un calo del cinque per cento del livello di occupazione tra il 2011 e il 2016 dovuto alla digitalizzazione, evidenzia lo studio, sarebbe stato pienamente compensato nei settori dell’industria nei quali si è investito maggiormente nelle nuove tecnologie.

Dall’Internet delle cose (IoT) ai robot, oggi un terzo delle aziende tedesche ha già completato la transizione all’industria 4.0, soprattutto in settori come marketing, comunicazione e produzione industriale. Per un altro 17,6 per cento le nuove tecnologie sono parte centrale del loro modello produttivo, contro il 15 per cento che vorrebbe investire nella digitalizzazione, e il 2,1 per cento che ha già programmato di farlo, il 31,4 per cento delle aziende tedesche non utilizza tecnologie avanzate né intende farlo nel futuro.

Il trucco era molto semplice e, come spesso accade nella ‘cosa pubblica’, nessuno controllava. E’ così che Ettorre Gomme e Gommeur, che avevano vinto l’appalto per la gestione delle gomme dei mezzi dell’Atac di Roma e dell’Arpa (Autolinee regionali pubbliche abruzzesi), avrebbero fatto girare 10.000 gomme da un deposito all’altro, fatturando sostituzioni inesistenti.

Tra gli indagati per evasione fiscale e truffa ci sono tutti i vertici del gruppo Ettorre e la società Gommeur, che appartiene allo stesso gruppo e che gestiva per le due aziende di trasporti sia i pneumatici che i servizi di gestione e manutenzione.

Le indagini per evasione sistematica sono partite dalla procura dell’Aquila per poi arrivare a quella di Teramo. Per quanto riguarda la truffa, si ipotizza un danno di 3.900.000 nei confronti dell’Atac (2010-2015) e di 1.960.000 nei confronti dell’Arpa (2009-2014), il tutto per delle sostituzioni di gomme e cerchi inesistenti.

Secondo le indagini svolte dalla Guardia di Finanza, le stesse gomme forate o danneggiate venivano fatte girare da un deposito all’altro delle due aziende di trasporti e, nel giro di tre anni, dal 2013 al 2015, i pneumatici falsamente sostituiti pare siano quasi diecimila. Le fatture emesse a carico dell’Atac erano inoltre piuttosto generiche e non si esclude la complicità anche del personale dei vari depositi. Addirittura pare che Roberto Alviti, funzionario in aspettativa dell’Atac recentemente licenziato, sia anche dirigente della ditta fornitrice di pneumatici.

Presso la procura di Teramo sono già scattati i sequestri di conti correnti e di beni immobili, tra cui una villa a Roseto e una in Sardegna di proprietà di Francesco Massi, uno dei titolari di Ettorre Gomme.

Il sequestro riguarda per il momento solo i presunti reati fiscali, che venivano perpetrati, pare, emettendo una serie di fatture da una società all’altra del gruppo per operazioni inesistenti, con l’obiettivo di ottenere benefici fiscali. La richiesta di sequestro era infatti pari a 2.650.000 euro per la presunta evasione e 5.600.000 per la truffa, ma il gip ha accolto – e solo parzialmente -la richiesta di sequestro per un milione di euro per evasione.

 

POST A COMMENT