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Ecomostro, colpe mai accertate: «La bonifica non è finanziabile»

NEL CAPOLUOGO
Un milione e mezzo per la caratterizzazione del terreno a ridosso del fiume del Sacco. Un milione per la manutenzione e il completamento delle opere già eseguiti e 115 milioni per il definitivo risanamento attraverso il sistema del Landfill Mining. In tutto circa 117 milioni. Tanto occorre, secondo quanto comunicato di recente dal Comune capoluogo al Ministero dell’Ambiente e alla Regione Lazio, per eseguire gli interventi di bonifica dell’ex discarica di via delle Lame. Sarà arduo reperire queste risorse, ma l’impresa appare persino impossibile se si tiene conto che ad aggi non sussistono ancora le condizioni per accedere a quei finanziamenti, soprattutto quelli da erogare nell’ambito del Sin Valle del Sacco di cui l’ex discarica fa parte. A sollevare il caso è l’associazione Civis che, alla luce di tutta la documentazione a cui ha avuto accesso, denuncia che il procedimento sull’ex discarica sia ancora in un vicolo cieco. Ecco perché.
LA PROVINCIA
Il Comune ha rappresentato al Ministero e alla Regione che non è possibile esercitare l’azione in danno nei confronti del responsabile della contaminazione perché non è stato individuato e quindi spetta alla pubblica amministrazione competente erogare i fondi per la bonifica. Le cose non stanno proprio così. Civis riporta un atto del maggio 2015 della Provincia di Frosinone notificato sia al Comune che alla Saf. Nel documento si legge che «la potenziale contaminazione del sito risulta imputabile alle attività svolte dal Comune di Frosinone a partire dal 1956 e specificatamente dal 1992 al 2001 e alle attività svolte dalla Saf spa (già Reclas spa) per gli anni 2001-2002».
La Provincia, quindi, le responsabilità le individua eccome e il procedimento, a due anni di distanza, non è stato ancora chiuso. E fino a quando non lo sarà, sottolinea Civis, «non possono essere spesi fondi pubblici».
CHI INQUINA PAGA
Un concetto ribadito più e più volte, anche nero su bianco, dal Ministero dell’Ambiente che è competente in via esclusiva per le bonifiche del Sin della Valle del Sacco. Si tratta dell’applicazione del principio del «chi inquina paga» che, ricordano quelli di Civis, vale anche per «funzionari della pubblica amministrazione che non hanno esercitato correttamente i loro compiti per la tutela dell’ambiente».
APPELLO AL MINISTERO
L’associazione quindi si appella al Ministero dell’Ambiente che «da quando è stato definito ed approvato il nuovo perimetro del SIN Bacino del fiume Sacco, non ha fatto sconti applicando rigorosamente il dettato della normativa». Anche perché, ricorda Civis, nel Piano regionale per le bonifiche del 2012 la discarica di via Le Lame è classificata con priorità altissima.
DANNO ERARIALE
Peccato, prosegue l’associazione, che «sono trascorsi 15 anni ed ancora la caratterizzazione e la messa in sicurezza devono essere completate; i ritardi accumulati presentano oggi un conto salatissimo, a carico delle casse pubbliche per gli oneri di bonifica ed a carico dei cittadini per i danni ambientali e sanitari. Riteniamo che sia necessario l’accertamento delle responsabilità, anche erariali, nei confronti di coloro i quali non hanno agito tempestivamente per la tutela dell’ambiente e della salute della collettività».

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