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È stata scoperta la prima “esoluna”: si trova a 4mila anni luce da noi

La ricerca della Columbia Univeristy ha confermato l’esistenza di una esoluna. “Non è questione di se esistono esolune” afferma Kipping

Oggi su Science Advances è stato pubblicato un articolo in cui si conferma l’evidenza della prima esoluna. A condurre la ricerca una coppia di scienziati della Columbia University, David Kipping, professore di astronomia, e Alex Teachey, studente di dottorato.

I due scienziati, sfruttando le osservazioni ad altissima precisione del Telescopio Hubble, hanno trovato una conferma che nel sistema Kepler-1625, distante 4mila anni luce dal sistema solare, c’è una gigantesca esoluna, grande circa 12 volte più della nostra Luna. Una esoluna è una luna extrasolare, cioè un satellite che orbita intorno a un pianeta fuori dal nostro sistema solare.

Il professor Kipping, da sempre affascinato da questo argomento, ha dato vita al programma Hunt for Exomoons with Kepler (HEK), in italiano Caccia di esolune con Kepler.

La ricerca di sistemi extrasolari (esosistemi) è un argomento molto affascinante perché questi mondi lontani e simili al nostro possono raccontarci molto sul modo in cui il nostro sistema solare si sia formato. Dopo la scoperta confermata del primo esopianeta, avvenuta nel 1992, è diventato chiaro che nell’Universo ci fossero altri sistemi simili a quello solare e se ci sono pianeti che orbitano intorno a una stella, come avviene nel nostro sistema, allora alcuni di essi avranno di certo dei satelliti naturali, delle lune.

Oggi, esistono 3851 esopianeti confermati, in 2871 esosistemi di cui ben 636 hanno più di un pianeta orbitante intorno alla stella centrale. “Non è questione di se esistono esolune” afferma Kipping “ma di dove sono”.

DOTTEDHIPPO VIA GETTY IMAGES

La ricerca di esopianeti e quella di esolune viene condotta dagli astronomi osservando la variazione di luminosità delle stelle candidate. Quando un esopianeta orbita intorno a una stella, si osserva periodicamente una diminuzione della luminosità della stella dovuta a una zona d’ombra creata dal pianeta in transito davanti ad essa.

Quando si cerca una esoluna ci si aspetta una doppia variazione di luminosità della stella, in due momenti diversi, dovute prima al transito dell’ esopianeta e poi al transito dell’ esoluna. I due oggetti celesti, di dimensioni molto diverse, generano zone d’ombra che dipendono dalla loro grandezza e quindi anche la variazione di luminosità della stella dipenderà da quale oggetto è in transito in quel momento.

Utilizzando i dati raccolti dal telescopio spaziale Kepler, lo scorso anno Kipping e Teachey hanno presentato un primo articolo in cui suggerivano il pianeta Kepler-1625b come candidato ad avere una esoluna.

Un anno fa, Alex Teachey dottorando della Columbia University dichiarava “Ero elettrizzato all’idea che la scoperta della prima esoluna fosse dietro l’angolo e ho voluto partecipare a questa gara”. Tuttavia nel corso degli anni di osservazioni è capitato più di una volta che quella che si credeva essere una esoluna fosse in realtà una variazione di luminosità dovuta a fattori esterni o a limiti dello strumento.

La pubblicazione dell’articolo in cui i due rivendicavano la scoperta della prima esoluna è stato un azzardo premiato. Le osservazioni, allora appena sufficienti per inserire Kepler-1625b fra i pianeti candidati, sono state poi ripetute con il Telescopio Hubble, ben quattro volte più preciso del telescopio Kepler.
Le nuove osservazioni lasciano pochi spazi ai dubbi, un altro oggetto celeste si muove insieme al pianeta Kepler-1625b.

“E’ stato un momento scioccante quando ho visto la curva di luce, il mio cuore ha iniziato a battere più veloce e ho visto la forma attesa” Afferma oggi Teachey, primo autore dell’articolo su Science Advances “Ma noi sapevamo che il nostro lavoro era quello di tenere i nervi saldi e testare tutti i possibili modi in cui quei dati potessero essere falsati da altri fattori finché non ci è rimasta altra spiegazione”.

Il satellite che ha preso il nome di Kepler 1625b-I è grande quasi quanto Nettuno, cioè circa 4 volte più grande della Terra e 12 volte più grande della Luna. Questo esosistema si trova a ben 4000 anni luce da noi, nella costellazione del Cigno.

C’è ragione di credere che le lune giochino un ruolo importante nella capacità dei pianeti intorno a cui orbitano di ospitare vita. Alcuni scienziati, infatti, credono che la Luna abbia influenzato l’evoluzione della vita sulla Terra. Inoltre, le lune del nostro sistema solare sono tutte profondamente diverse fra loro, ma questa diversità lascia credere che le esolune possano essere altrettanto diverse e alcune potrebbero addirittura ospitare forme di vita.

Questo purtroppo non è il caso di Kepler 1625b-I e del suo pianeta, in quanto entrambi gassosi e quindi non adatti ad ospitare vita almeno nella forma in cui la conosciamo.
Questa nuova scoperta lascia tuttavia aperti nuovi immensi immaginari al limite della fantascienza e soprattutto nuovi mondi da cercare ed esplorare.

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