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Decreto Dignità, via libera dal Senato: il testo è definitivo

E’ passato con 155 voti favorevoli e 125 contrari. Le opposizioni attaccano, il Pd: “Questo è il decreto della disoccupazione”
MILANO – Si è conclusa al Senato l’approvazione del cosiddetto decreto Dignità: il testo è passato con 155 voti favorevoli, 125 contrari e 1 astenuto. L’Aula si è espressa sul testo che era uscito dalla Camera e l’approvazione è dunque definitiva: si attende solo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del provvedimento nella sua versione finale. Palazzo Madama ha dunque confermato le modifiche al capitolo del lavoro, come l’estensione degli incentivi alle assunzioni di “under 35” fino al 2020, una più estesa applicazione dei voucher nelle attività ricettive e una ‘fase transitoria’ che esclude fino al 31 ottobre le strette sui contratti a termine. Caotico il via libera, tra i cori e i richiami della presidente Elisabetta Casellati: “Questo non è un asilo”.
“Finalmente i cittadini segnano un punto: dopo decine di anni è stato approvato il primo decreto non scritto da potentati economici e lobby”, ha detto il vicepremier e titolare del Lavoro, Luigi Di Maio. Del ministro e di Lavoro ha parlato Beppe Grillo in un intervento pubblicato sul suo blog ha partire dalla vicenda di Foodora, l’azienda dei rider che ha messo in vendità l’attività italiana. A dispetto delle critiche sui lacci al lavoro, il padre del M5s si dice “orgoglioso dell’operato di Di Maio, aver creato acque difficili a questi pizzicagnoli del lavoro meriterebbe un giorno di festa nazionale. Agli italiani non resta che scegliere fra due visioni chiaramente distinte e inconciliabili del futuro di questo paese: chi lo voleva svendere e chi sta cercando di restituirgli una dignità; spero che siano tanti i piranha che seguiranno i su menzionati ciclosfruttatori; e basta sì, di loro”.
Prima del voto finale, i singoli schieramenti erano intervenuti per anticipare la loro intenzione. “Se l’intento era quello di andare verso la decrescita felice, forse ci state riuscendo. Le piccole imprese stanno reagendo con rabbia a questo decreto che impone lacci e lacciuoli. Questa non è dignità, è creare complicazioni alle imprese”, ha rimarcato in Aula Andrea De Bertoldi, di Fratelli d’Italia. “Aumenterà la disoccupazione. Questo è il decreto della disoccupazione, e così andrebbe chiamato. La nostra visione era più complessa, e parlava di percorso formativo scuola-lavoro, incentivi agli investimenti tecnologici, agevolazioni per i contratti indeterminati. Avete messo in piedi invece un meccanismo infernale che lega le mani alle imprese e alimenterà il lavoro nero”, ha incalzato Andrea Marcucci, capogruppo del Pd.

La protesta del Pd in Aula

La protesta del Pd in Aula

Anche Anna Maria Bernini, capogruppo di Forza Italia, ha attaccato: “Questo è il governo dei ‘No’. Il governo deve avere il coraggio di dire più ‘SI’. Finora abbiamo ascoltato no alla Tav, no al Tap, no ai vaccini. Non vaccinarsi – attenzione – è una libertà esercitata in modo arbitrario a scapito di chi si vaccina e anche di chi non può esporsi al rischio contagio, per esempio a scuola, perchè ha disfunzioni per cui ne morirebbe. La mia libertà finisce dove comincia la tua: questa è la base della nostra cultura liberale. Adesso sembra che si voglia invertire tutto questo. Noi ci batteremo fino allo spasimo per non essere travolti da questa deriva”. E Francesco Laforgia è tornato a incalzare per il mancato impegno a ripristinare l’articolo 18: da parte del governo c’è stato un “atteggiamento incomprensibile sull’impegno di ritornare a parlare della possibilità di reintrodurre l’articolo 18. Una scelta incomprensibile. C’è una distanza molto forte, incolmabile, tra il titolo ‘dignità’ e gli effetti che il decreto dispiegherà”, ha detto l’esponente di LeU.
Diversa impostazione dall’alleato di M5s, il leghista Alberto Bagnai, che ha parato i colpi dalle critiche degli industriali: “Confindustria attacca questo decreto? Fiat, Marcegaglia, Luxottica, Honda Italia, sono tutte aziende che recentemente hanno scelto di uscire da Confindustria, che è sempre più lontana dalle piccole e medie imprese. Abbiamo migliorato una legge che per qualcuno era già perfetta, vediamo cosa dirà Confindustria dopo l’approvazione di questo decreto”. Infine, Stefano Patuanelli per il M5s ha respinto in toto le accuse: “Ci hanno detto che dobbiamo vergognarci di questo decreto, ma di cosa? Di aver messo le imprese che vengono a sfruttare gli aiuti sul nostro territorio e poi lasciano da soli i lavoratori? Di aver rimesso al centro i diritti dei lavoratori? Questo provvedimento non esaurisce i temi che tocca, ma aggredisce i problemi entrando in una nuova dimensione politica. Non accettiamo le lezioni di chi ha governato questo paese per 25 anni portandolo in queste condizioni”.

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