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Ddl Zan, Una società che vede in bianco e nero ha bisogno di riscoprire i colori


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Uno dei fenomeni più abusati nella comunicazione politica, ma non solo, è la cosiddetta polarizzazione delle idee. In fisica la polarizzazione è quel processo nel quale si determina la concentrazione in punti, detti poli, di forze contrapposte.

È ciò che accade sempre più spesso quando si discute su temi importanti. Prima l’immigrazione, ora il ddl Zan. La discussione incentrata sul disegno di legge “Misure di prevenzione e contrasto della discriminazione e della violenza per motivi fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere e sulla disabilità” vede l’opinione pubblica schierata tra favorevoli e contrari con conseguente battaglia, senza esclusione di colpi, tra i due schieramenti. La classica narrazione nella quale o è tutto bianco o è tutto nero, escludendo qualsivoglia colore. Se poi il nero lo si presenta in contrapposizione al bianco, sarà percepito più intenso. Il fenomeno della polarizzazione trova terreno fertile nella refrattarietà all’approfondimento tipico della nostra società. In un mondo nel quale tutto corre velocemente, anche l’informazione, si sceglie da quale parte della barricata schierarsi, avere un’opinione suffragata da fatti sembra interessare a pochi. Tale derivaaffonda le radici in problemi ben più complessi di quelli ascrivibili ai social network che, seppure hanno modificato le relazioni umane e l’esposizione di se stessi in società, rappresentano il mezzo e l’effetto di tali fenomeni. C’è una riflessione alla quale, in quanto esseri umani con lo status di cittadini, non possiamo più sottrarci. L’evoluzione non è assicurata solo dallo scorrere del tempo. Occorre pensare, interrogarsi e scrutare nuovi orizzonti.

Dunque, è sufficiente normare? Intendiamoci, viviamo in uno Stato di diritto e ciò presuppone che lo Stato e i cittadini agiscano in conformità delle leggi vigenti. Lo Stato di diritto assicura la salvaguardia e il rispetto dei diritti dell’uomo, principio fondante e fondamentaledella democrazia. La società, però, fallisce laddove si crede che la tutela dei diritti sia ad appannaggio esclusivo delle norme e l’identità dell’individuo annullata nella somma che restituisce una massa indefinita di persone. Piuttosto che sbracciarsi per far prevalere una posizione su un’altra, sarebbe bello, oltre che utile, riflettere e sensibilizzare le nuove generazioni alla cultura del rispetto e dello scambio di vedute. La condivisione, in quanto tale, non guarda all’imposizione di idee ma al confronto e alla contaminazione di esse, senza mai cancellare la propria identità. Accogliere il pensiero dell’altro non significa abdicare al proprio.

Normare è condizione necessaria, ma non sufficiente. Una società sana è una società nella quale l’individuo rispetta l’altro prima di tutto per esigenza etica e morale. Bisognerebbe spostare il confronto, e non lo scontro, su questo terreno per uscirne migliori e liberi.

Ilaria Di Pede

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