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Dalle parole ai fatti, i partiti alla prova Draghi

AGI – Agenda e sostanza cominciano a prendere forma sul tavolo – quello, per ora, allestito a Montecitorio per le consultazioni del presidente del Consiglio incaricato – di Mario Draghi. Iniziano nel pomeriggio i faccia a faccia tra le forze in Parlamento e chi è chiamato a trovarvi i numeri per far partire un nuovo governo.

E in attesa che si definisca la scansione dei colloqui al termine dei quali Draghi tornerà al Quirinale per sciogliere la riserva, giurare e presentarsi alle Camere per la fiducia, sono i gruppi e i leader a dovere decidere cosa fare. È il momento dei sì e dei no, forse anche più ‘pesanti’ che mai. Specialmente i secondi.

Quanto forte sarà il sostegno al governo e quale sarà il suo ‘format’ (tecnico, politico, un mix di entrambi?) dipende proprio dalla politica, che sta vivendo ore non prive di drammaticità nella ricerca delle “soluzioni all’altezza” evocate al Colle per uscire dalla crisi.

Lo stato dell’arte vede al momento un centrodestra alla ricerca dell’unità sulla via dell’astensione come massimo punto di equilibrio.

La ex maggioranza cerca altrettanto un punto di caduta, tra il Pd pronto a sostenere il nuovo tentativo ma sempre con la preoccupazione di non vedere crollare l’alleanza giallo-rossa e M5s con gli occhi puntati. La forchetta nell’altro socio forte della vecchia maggioranza va dal no senza appello dei duri e puri – cui Di Battista non manca di dare voce – all’aperturismo di una fetta che pure non appare di poca entità.

Nessun limite precostituito restringe l’orizzonte dell’ex presidente Bce. Durante il colloquio di ieri con Mattarella non sarebbero emersi paletti di alcun tipo, nè di tempo nè di formule o di caratteristiche della compagine governativa. 

Quale che ne saranno formula e numeri non sarà, in altre parole, un ‘governo del Presidente’

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