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Coppia uccisa a Impruneta: confessa il figlio bloccato dopo aver abbandonato l'auto sull'A1

L’uomo ha problemi psichiatrici, e da tempo avrebbe smesso di assumere farmaci. Ha detto: “Me l’ha ordinato l’Isis”
a ucciso il padre e la compagna del genitore. Poi, nel mezzo della notte, è uscito di casa a bordo della sua auto, una vecchia Panda nera. Vagando per ore, fino alle 14 di sabato, quando i carabinieri lo hanno trovato in un boschetto vicino all’autostrada. Aveva lasciato la sua macchina sulla corsia d’emergenza, e si era incamminato verso la campagna in stato confusionale. Quando i militari lo hanno fermato non ha opposto resistenza. E ha detto: “Me l’ha ordinato l’Isis”. Poi, interrogato nella caserma di Borgo Ognissanti, a Firenze, dal pm Massimo Lastrucci, ha ammesso il duplice omicidio. Il pm ha emesso il decreto di fermo di indiziato di delitto per duplice omicidio aggravato. A breve sarà portato in carcere a Solliciano.

Dario Capecchi, 43 anni, con problemi psichiatici, è in stato di fermo per aver ucciso a coltellate il padre Osvaldo Capecchi, 68 anni, e la sua convivente Patrizia Manetti, 69 anni, in un appartamento in via Longo all’Impruneta, nel Fiorentino, dove i tre vivevano. A trovare i corpi senza vita dei due pensionati è stato l’altro figlio, avvertito dai vicini alle 10 del mattino insospettiti dalle finestre della casa ancora chiuse. Secondo una prima ricostruzione il duplice omicidio sarebbe avvenuto intorno alle 2 di notte tra venerdì e sabato. Forse dopo un litigio. L’uomo avrebbe colpito il padre e la compagna mentre erano a letto. Il corpo del prensionato è stato però trovato a terra, sul pavimento, davanti alla porta d’ingresso. Il coltello non è stato trovato.

Fermato dopo 4 ore di ricerche Capecchi è stato portato al comando provinciale dei carabinieri in Borgo Ognissanti, a Firenze, dove è stato interrogato dal pm di turno Massimo Lastrucci. Il 43enne ha due dita fasciate: gli inquirenti stanno verificando come possa essersi ferito. Secondo quanto spiegato da alcuni conoscenti, il 43enne, che da qualche mese lavorava in un’azienda del cotto dell’Impruneta, sembra che da alcuni giorni avesse interrotto la terapia farmacologica a cui era sottoposto per la sua patologia.

Impruneta, scientifica e carabinieri al lavoro nell’appartamento del duplice omicidio

Osvaldo Capecchi e Patrizia Manetti erano conosciuti tra i vicini delle case popolari di via Longo: “Erano persone buone – racconta un uomo – rispettose e non meritavano ciò che è successo”. In via Longo è arrivato anche il parroco della vicina Basilica dell’Impruneta e l’assessore al welfare del comune fiorentino.

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